Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 12.43

Le rinnovabili frenano in Italia mentre nel mondo accelerano

Nell’anno della pandemia le nuove installazioni sono diminuite del 35% nel nostro Paese, mentre a livello globale hanno registrato il maggior incremento da due decenni: +45%

| Scritto da Redazione
Le rinnovabili frenano in Italia mentre nel mondo accelerano

L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha appena delineato una roadmap energetica globale per arrivare ad azzerare le emissioni nette di gas serra nell’intero comparto entro il 2050, in modo da rispettare gli Accordi sul clima di Parigi: un obiettivo sfidante ma tutt’altro che impossibile come mostrano i traguardi già ottenuti sul campo.

Nel corso dell’ultimo anno, nonostante la pandemia, le fonti rinnovabili sono infatti cresciute nel mondo al ritmo più alto degli ultimi due decenni, registrando un incremento nella capacità installata del 45% rispetto al 2019. Un dato che aiuta non poco a contestualizzare le difficoltà che invece registrano le rinnovabili in Italia, dove le istallazioni sono sì cresciute ma con il freno a mano tirato: se è livello globale l’incremento è del 45%, da Elettricità futura – la principale associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano – segnalano che le la capacità installata in Italia nel corso del 2020 è del 35% più bassa di quella installata nel 2019.

«Nel 2020 la nuova capacità incrementale di rinnovabile è aumentata a livello globale del 45% raggiungendo i quasi 280 GW – dettagliano nel merito dall’associazione confindustriale – il più alto incremento su base annuale dal 1999. Le aggiunte di capacità eccezionalmente elevate diventeranno “la nuova normalità” nel 2021 e nel 2022, con le energie rinnovabili che rappresenteranno il 90% della nuova espansione della capacità energetica a livello globale. L’Italia non è però stato un attore rilevante di questo trend ma anzi ha registrato una controtendenza: la variazione della nuova capacità rinnovabili nel 2020 rispetto a quella del 2019 ha subito una contrazione del 35%. Sono stati installati nel 2020 785 MW di nuova capacità rinnovabile mentre nel 2019 hanno raggiunto i 1.212 MW».

Un’amara constatazione che Elettricità futura ha portato ieri all’attenzione della X Commissione della Camera dei Deputati, dove è stata audita nell’ambito della discussione per il sostegno della transizione energetica, delle fonti rinnovabili e, in particolare, della filiera dell’idrogeno.

In teoria, la strategia di sviluppo dovrebbe essere chiara: l’Unione europea ha fissato il target di riduzione delle emissioni di CO2eq equivalente ad almeno il 55% al 2030 rispetto al 1990 e in Italia, per il settore elettrico, questo significa ridurre nel 2030 le emissioni di CO2eq di oltre 50 Mt rispetto al 2020.

L’associazione si è dunque focalizzata sulle politiche di sviluppo che contribuiranno allo sviluppo delle fonti rinnovabili, la cui capacità dovrà raddoppiare passando dagli attuali 66 GW ai 125 GW entro il 2030 per poter essere in linea con il target di decarbonizzazione.

Il problema è che questo significherebbe installare 7 GW di nuova capacità ogni anno, mentre nel corso del 2020 ci siamo fermati a poco più di un decimo (0,8 GW): continuare così significherebbe raggiungere solo nel 2085 gli obiettivi previsti per il 2030, sprecando con mezzo secolo di ritardo una chance imperdibile non solo per lottare con la crisi climatica in corso, ma anche per la ripesa socioeconomica post-Covid.

Secondo i dati forniti da Elettricità futura raggiungere gli obiettivi previsti per le rinnovabili renderebbe possibile mobilitare al 2030 nel solo settore elettrico italiano 90.000 nuovi occupati e 100 miliardi di euro in investimenti, traguardando peraltro importanti risparmi per l’intero sistema-Paese. Guardando infatti alla media degli ultimi dieci anni, in Italia spendiamo circa 45 miliardi di euro ogni dodici mesi nell’import di combustibili fossili per trasporti, riscaldamento ed energia elettrica, mentre traguardare gli obiettivi per le rinnovabili al 2030 permetterebbe di risparmiare ben 21 miliardi di euro l’anno.

Come raggiungere questi risultati? Al primo posto tra le richieste avanzate in X Commissione da Elettricità futura c’è la semplificazione: ridurre tutti i termini dei procedimenti autorizzativi, considerarli perentori e prevedere la chiusura con esito positivo una volta decorsi; concentrare i soggetti che partecipano all’iter autorizzativo, prevedendo una competenza esclusiva presso il Mite e delimitando la funzione del Mic e delle Soprintendenze; prevedere semplificazioni/esenzioni dalla Via per impianti in aree particolarmente vocate (aree idonee). Sono questi i primi tre punti avanzati dall’associazione confindustriale.

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