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Michael’s gate: un quadro aniconico per spiegare la neuropsicofisiologia dell’arte

RIMANERE COLLEGATI ALLE PROPRIE RADICI FILOGENETICHE FAVORISCE L’ESPRESSIONE DELLA PROPRIA ORIGINALITA’

| Scritto da Redazione
Michael’s gate: un quadro aniconico per spiegare la neuropsicofisiologia dell’arte

La creatività è quella abilità cognitiva grazie alla quale ciascuno di noi può “produrre” o “generare” qualcosa in proprio, come indicato nel significato etimologico del termine (dal latino creare).

     Non possiamo quindi prescindere, quando parliamo di creatività, dalla originalità dell’atto creativo, che nulla ha a che vedere con l’eseguire o il ripetere qualcosa che vediamo fare ad altri, che per definizione è sempre nuovo e che non attiene, come spesso si pensa, solo ad un ambito puramente artistico, in quanto si può essere creativi in qualsiasi azione o espressione comportamentale di ogni giorno o, al contrario, non esserlo affatto mentre si realizza un’opera d’arte.

         Tutto dipende da quali parti del cervello si attivano mentre mettiamo in atto un comportamento, mentre cerchiamo soluzione ai nostri problemi, mentre parliamo, comunichiamo, mentre viviamo.

       Prima ancora che espressione di un atto creativo quindi, la creatività è una modalità di pensiero che ci porta ad esprimere noi stessi nelle varie situazioni della vita, che consente di lasciare la nostra “impronta” ovunque siamo ed interagiamo, ovvero che ci mette in condizione di tirar fuori da noi la nostra energia, unica ed irripetibile; ma tutto questo avviene solo a determinate condizioni.

       Spesso la cultura di riferimento, ovvero le caratteristiche delle informazioni con cui entriamo in contatto sin da quando veniamo al mondo, sono tali da “appiattire” le nostre abilità creative più che favorirle nella loro libera espressione; i sistemi educativi con cui dobbiamo fare i conti, prima a livello familiare, poi a Scuola, non sempre aiutano a tirar fuori, a educere originalità e unicità.

       Questo accade fondamentalmente perché le informazioni che riceviamo sin dai primi istanti di vita, e poi gradualmente nelle fasi successive di crescita, non favoriscono la libertà del comportamento, non promuovono la libera espressione di quelle pulsioni genetiche, che altro non sono che l’espressione di quelle potenzialità che i bambini devono educere da sé, comprendendo le quali imparano ad acquisire coscienza e consapevolezza di sé stessi e del modo in cui possono essere, con gioia, protagonisti della loro vita.

       Tali pulsioni sono direttamente collegate, ovvero ne sono la diretta espressione comportamentale, dei Valori Genetici di cui tutti noi siamo portatori, trasmessi per Filogenesi, poiché “scritti” all’interno del genoma umano, Valori che il Professor Michele Trimarchi ha sintetizzato nel suo I Fondamenti Scientifici dei Diritti Umani come riconducibili a quattro Valori fondamentali: Dignità, Libertà, Giustizia, Amore.

         Cosa ancora più grande è che questi Valori, se da un lato sono comuni ad ogni essere umano della Terra, dall’altro si esprimono in ciascuno di noi solo e soltanto attraverso l’unicità e la irripetibilità che ciascuno di noi porta in sé come segno inimitabile della propria esclusiva originalità.

       Possiamo dire, quindi, che esistono 7 o 8 miliardi di modalità differenti attraverso le quali si può esprimere amore, armonia, originalità nella soluzione dei problemi, così come possiamo dire che scopo della vita di ciascuno di noi è quello di scoprire in noi stessi la nostra personale modalità, originale proprio in quanto collegata alle nostre origini filogenetiche.

LE FUNZIONI CREATIVE DEL CERVELLO

       E’ bene chiarire che tutti nasciamo potenzialmente creativi, in quanto la Natura non discrimina, non determina condizioni di svantaggio tra gli esseri umani rispetto alle facoltà o abilità di cui siamo potenzialmente dotati. Questo è dimostrato dal fatto che fisiologicamente le strutture cerebrali preposte allo sviluppo del pensiero creativo sono “alla portata” di tutti i bambini, in ogni angolo del mondo, sin dal primo giorno di vita.

       Non è un caso, infatti, se ogni bambino viene al mondo con la dominanza funzionale dell’emisfero destro del cervello nei primi due anni di vita, visto che è proprio questa parte del cervello ad essere direttamente collegata con i Valori Genetici di base su esposti e con la loro espressione, sia in termini di riflessi arcaici che di pulsioni.

       Tuttavia, non bastano le sole strutture neurologiche di cui sopra a renderci creativi, in quanto bisogna tener conto anche dell’ambiente in cui nasciamo e ci sviluppiamo, ovvero della qualità delle informazioni che arrivano al nostro cervello sin da quando siamo molto piccoli, quindi anche di quelle condizionanti che andremo ad assorbire dall’ambiente.

       Va fatto subito, a tale proposito, un distinguo tra informazioni naturali ed artificiali: le prime sono quelle che attengono alla Natura (un prato fiorito, gli alberi, il rumore del vento…); inoltre “naturali” va inteso anche con il significato di “relative alla naturalità percettiva del bambino”, perciò saranno informazioni naturali anche quelle che la Natura prevede che il bambino riconosca (emisfero destro) sin dai primi giorni di vita, quindi la sostanzialità emozionale contenuta all’interno di un tono di voce, di uno sguardo, per esempio.

     Tutto quello che non risponde a queste caratteristiche fa parte delle informazioni artificiali, ad esempio le regole date ai bambini senza una spiegazione adeguata circa la ragione per cui una regola esiste, le parole presentate senza il loro corrispettivo sostanziale e tutte quelle informazioni astratte che, in quanto tali, non hanno riscontro nella realtà.

       Le informazioni artificiali stimolano funzionalmente solo l’emisfero sinistro, quindi non determinano sinergismo funzionale tra i due emisferi cerebrali pertanto, non potendo che condizionare, non educano.

       Tutto ciò che non promuove sinergia tra i due emisferi cerebrali, ma che al contrario diventa patrimonio del solo emisfero sinistro, non può cadere sotto il controllo dell’Io, quindi porta a comportamenti automatici e ripetitivi; tali comportamenti, non gestiti né dall’Io, né tantomeno da una coscienza, si attivano qualora stimolati dall’ambiente e si vanno a sostituire alla espressione dell’atto creativo, con il risultato che nella persona si esprimono quegli automatismi, ovvero pensieri e comportamenti che sono il frutto di memorie preformate, ovvero di “strade neurologiche” più frequentemente solcate, e quindi pronte per l’uso a seguito di informazioni ambientali che ne stimolino l’attivazione.

        Tali vie neurologiche abitualmente utilizzate andranno via via a prendere forza all’interno del cervello, escludendo purtroppo dalla vita della persona l’espressione della propria originalità, intesa come espressione cosciente delle origini genetiche a cui si è collegati, in termini di genialità, in termini di saggezza.

       Anche nel caso in cui la nostra infanzia non si fosse svolta “all’insegna della creatività”, è bene sapere che è sempre possibile un sano lavoro di recupero di tale preziosa funzione, in qualsiasi momento e a qualsiasi età.

       Il Professor Trimarchi ha più volte affermato che la creatività è l’operatività dell’Intelligenza Genetica e anche che la creatività nasce dalla percezione della realtà.

       In tali principi sono racchiuse le chiavi con le quali “aprire le porte” a quella originalità del pensiero che ci rende creativi e saggi.

 

 

 

FONTE  Marina Salvadore

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