Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 16.48

Oswiecim non è Auschwitz | M.Cazzulani

| Scritto da Redazione
Oswiecim non è Auschwitz | M.Cazzulani

Oswiecim: la città multiculturale che vuole distinguersi da Auschwitz
Reportage dalla città della Piccola Polonia ricca di una storia ricca e complessa. La presenza ebraica, Rom tedesca ed italiana, e quella imprescindibile del campo di concentramento nazista.
In molti la conoscono erroneamente come Auschwitz, ma Oswiecim e una città vivace, attiva, verde, colorata e, sopratutto, multiculturale. Situato nella regione della Piccola Polonia, quasi al confine con la Slesia, il centro urbano e abitato da circa 40 mila anime, ed e facilmente raggiungibile dagli aeroporti di Cracovia e Katowice: distanti poche ore di automobile.
La conformazione topografica della città e quella tipica di molti altri centri abitati del Centro Europa: una piazza centrale in cui si svolgeva il mercato in epoca medievale e rinascimentale, due imponenti chiese e il fiume Sola che scorre placido e lento ai piedi del Castello.
"Oswiecim e una città in tutto e per tutto - spiega il Responsabile delle relazioni turistiche del Consiglio Comunale, Marek Tarnowski - dal punto di vista economico abbiamo industrie chimiche, ed anche nel primario ce la caviamo bene grazie ai dintorni ricchi di terreni coltivati. Solo nel turismo risentiamo di certi problemi legati alla presenza del Museo di Auschwitz".
Oltre che per la storia europea e mondiale, Auschwitz rappresenta una pagina importante anche per la città di Oswiecim. E qui che, nel 1941, i nazisti hanno deciso di costruire il campo di concentramento destinato ad eterna memoria per lo sterminio degli ebrei e di altre etnie perseguite dalla politica razziale di Adolf Hitler.
Dal punto di vista turistico, i visitatori da tutto il mondo si recano presso il museo di Auschwitz, ma puntualmente ignorano la possibilità di soffermarsi presso una delle città più importanti della Polonia.
Comprendere il perché e possibile presso il Museo Cittadino, situato nel Castello. In esso sono conservati reperti della storia locale, tra cui le macchine da caffè dell'industriale Franck, ed i manoscritti di Gornicki - il Castiglione polacco, autore del: la versione polacca del"Cortegiano" dello scrittore rinascimentale marchigiano -
Le tracce dell'Italia sono presenti anche nei padiglioni dedicati alla regina Bona Sforza d'Aragona. E infatti ad Oswiecim che tra l'11 e il 12 Aprile del 1518 la sposa del Re di Polonia Sigismondo il Vecchio ha soggiornato  per la prima volta in territorio polacco, lasciando nella città un ricordo indelebile, che gli abitanti locali tengono ancor oggi particolarmente a conservare.
Importanti sono anche le sale dedicate alla cultura ebraica. Dal momento in cui il principato di Oswiecim e stato integrato nel regno di Polonia, nel 1457, la città e diventata la casa di una folta comunità ebraica, che nei secoli successivi, fino all'occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale ed alle purghe comuniste del 1968, ha contribuito attivamente alla fioritura sociale, culturale ed economica del centro abitato.
"Fino alla Shoah, sopratutto durante il periodo interbellico, meta della popolazione di Oswiecim era di etnia e religione ebraica - ci spiega il direttore del Centro di Cultura Ebraica, Arturo Szyndler - in città funzionavano nove sinagoghe, e il centro abitato era noto anche per il suo nome in Yiddish, Oshpitsin".
Come ci spiega il Direttore, anche il Centro di Cultura Ebraica soffre per la presenza del vicino campo di Auschwitz. In pochi tra i visitatori del campo di concentramento nazista sono al corrente dell'esistenza di un altro importante sito legato alla cultura ebraica, nel quale e possibile ammirare reperti storici, film e, sopratutto, visitare l'unica sinagoga ancora esistente ad Oswiecim.
"Ciò che ci distingue da Auschwitz e la tinta che diamo alla nostra storia - continua Szyndler - il museo del lager racconta l'intolleranza e la morte, noi qui ad Oswiecim testimoniamo il dialogo e la vita".
Nonostante le piaghe della storia, Oswiecim ha mantenuto quella vocazione multiculturale che ne ha caratterizzato il lungo passato. E nella città della Piccola Polonia che infatti ha sede l'Associazione Nazionale dei Rom di Polonia: strettamente legata alla carismatica figura del suo Presidente, Roman Kwiatkowski.
Come da lui illustrato, la scelta di Oswiecim e dovuta dalla sua esperienza personale, fortemente caratterizzata dall'esperienza diretta del pogrom che negli anni Settanta ha colpito la comunità Rom insediatasi sulle rive della Sola. Kwiatkowski ha detto no all'intolleranza, e, in maniera risoluta, a differenza degli altri suoi compagni e rimasto nella Piccola Polonia. Col passare del tempo, il Presidente ha costruito una fiorente associazione imprescindibile per la diffusione della cultura Rom in Polonia.
"Organizziamo differenti iniziative, tra cui l'edizione di un trimestrale, per mantenere alta la conoscenza della nostra cultura - ci dichiara Kwiatkowski - Inoltre, collaboriamo con il Centro di Cultura Ebraica per coltivare il ricordo del comune sterminio di cui siamo stati vittime durante l'occupazione nazista".
La presenza di Auschwitz e pressante anche presso un altro degli aspetti più evidenti della vocazione multiculturale di Oswiecim, quello legato al dialogo polacco-tedesco. Ad Oswiecim ha sede infatti il Centro di Dialogo della Gioventù: associazione impegnata nell'avvicinamento tra Polonia e Germania in nome della comune appartenenza all'Europa e della lotta ad ogni forma di discriminazione.
Come ci spiega il Direttore, Leszek Szuster, il Centro e stato fondato su iniziativa tedesca, dopo che alcuni cittadini della Germania colpiti dai danni morali provocati dal Nazismo, si sono installati ad Oswiecim per contribuire allo sviluppo della città adiacente al campo di sterminio di Auschwitz.
Col tempo, il Centro e cresciuto, ed e riuscito a contribuire in maniera decisiva al non facile processo di avvicinamento polacco-tedesco. Ad oggi, esso ospita conferenze di alto spessore internazionale, alle quale partecipano politici polacchi, tedeschi ed europei.
"Non apparteniamo ad alcun partito, ne abbiamo alcuna inclinazione politica - illustra Szuster - possediamo una manciata di ettari entro i quali abbiamo costruito la nostra sede. Oltre alla sala conferenze e il ristorante possediamo anche delle camere per ospitare chi desidera trattenersi in città".
A pochi minuti dal Centro e situata la chiesa di San Giuseppe. Essa e stata costruita da italiani, e deve la sua importanza all'unico altare nel mondo sul quale sono state scolpite scene inerenti alla Shoah e al lavoro nel campo di sterminio nazista.
Tracce di italianità e della storia del territorio sono presenti anche nella principale chiesa di Oswiecim, quella dei Salesiani, costruita dagli adepti di Don Bosco.
Oltre all'architettura in stile slesiano, ed all'imponente altare in oro, essa deve la sua importanza per la Statua di Santa Barbara, la Santa Patrona dei minatori. Oswiecim e infatti situata non lontano dalla Slesia: sono in molti tra gli abitanti del posto che negli anni passati hanno trovato lavoro presso le cave di carbone della regione adiacente.
Oltre alla religione e al dialogo multiculturale, Oswiecim vanta la presenza di Grzegorz Gniady, poeta di professione iscritto all'Associazione Nazionale dei Letterati. In molti dei suoi versi si evince la vena social-esistenziale che anima l'attività del giovane compositore, profondo conoscitore della storia e della cultura di Paesi esotici come Iran, Corea, Cuba, Argentina ed il resto dell'America Latina.
"Sono socialista, diciamo di sinistra - dichiara Gniady - vendere le poesie non e facile, ma durante le presentazioni riesco a comunicare quanto sento e scrivo. La poesia riflette la mia vita, credo che essa possa servire come spunto di riflessione anche per chi mi legge".
Oswiecim e una città ricca di personalità e storia che vale la pena assaporare in maniera separata e distinta dal museo di Auschwitz. Oltre agli scarsamente conosciuti percorsi turistici, si può persino passare il tempo libero staccando con una partita di hockey della squadra locale Unia - conosciuta in Italia per avere battuto per due volte i Vipers Milano nel 2004 - oppure gustando una buona birra presso il centrale pub Bazyl.
Ciò nonostante, la presenza di Auschwitz, con la sua triste storia, resta un elemento imprescindibile per la città della Piccola Polonia ed i suoi abitanti. Lo sanno bene Sylwia e Pawel : coppia di giovani sposi che abitano la casa appartenuta al Generale nazista Herman Hesse.
L'ubicazione e storicamente impegnativa, ma non sono da meno le costruzioni adiacenti: Sylwia e Pawel  abitano infatti praticamente attaccati al campo di concentramento, al punto che un cancello apribile in ogni momento della giornata permette ai loro ospiti di visitare Auschwitz dopo un invito a pranzo.
"Tutti si stupiscono per il posto in cui abitiamo - ci racconta Sylwia - sono venuti addirittura dalla Gran Bretagna per intervistarci e fotografare la nostra casa. Non ci possiamo fare nulla se qui, come dappertutto del resto, si e consumata una pagina di storia. Il passato e funesto, ma abitare questo luogo permette di affermare l'allegria sulla tristezza. Anche quando tutto sembra perduto, c'è sempre un'occasione per sperare e voltare pagina".

Matteo Cazzulani
Freelance Journalist
m.cazzulani@gazeta.pl
http://matteocazzulani.wordpress.com
http://matteocazzulaniinternational.wordpress.com

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