Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 00.21

Pensioni. Ricalcolo contributivo per tutti? Un’idea socialmente devastante di Gian Carlo Storti

Nel post pubblico la lettera di D. B. (Cremona) che in sostanza dice che andrebbe fatto per tutte le pensioni il ‘Ricalcolo contributivo per tutti da subito, con adeguamento dell’assegno mensile al montante accumulato nella vita lavorativa ed alle aspettative di vita.’ Questa ipotesi è semplicemente socialmente devastante.

| Scritto da Redazione
Pensioni. Ricalcolo contributivo per tutti? Un’idea socialmente devastante di Gian Carlo Storti

Pensioni. Ricalcolo contributivo per tutti? Un’idea socialmente devastante di Gian Carlo Storti

Nel post pubblico la lettera di D. B. (Cremona)  che in sostanza dice che andrebbe fatto per tutte le pensioni il ‘Ricalcolo contributivo per tutti da subito, con adeguamento dell’assegno mensile al montante accumulato nella vita lavorativa ed alle aspettative di vita.’ Questa ipotesi è semplicemente socialmente devastante.

Ora sono anni che gira questo ritornello: le pensioni vanno ricalcolate tutte con il sistema contributivo in quanto i valori oggi riconosciuti ai pensionati non sono corrispondenti ai contributi versati.

Ora non son un esperto di sistema pensionistico ma so che la riforma del 1995 , il cui accordo fatto fra Cgil-Cisl-Uil e l’allora governo Dini- approvato con referendum dai lavoratori e pensionati- ha modificato di molto il vecchio sistema  retributivo in vigore assieme alla possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi.

Oggi, anno di grazia 2018, non è più così. Un lavoratore, in ragione dei requisiti in possesso nel 1995, va in pensione o con il calcolo misto oppure con la pensione calcolata per gli ultimi 10 anni di lavoro  e con una età che nulla ha a che vedere con i 35 anni di contributi versati.

Ha ragione il sig. D.B. quando scrive che una simile azione fatta dal parlamento che imponendo per legge il ‘ricalcolo contributivo per tutti’ sarebbe impugnata  da milioni di pensionati non solo sulla base del  ‘ diritto acquisito’ ma anche in ragione  della sostenibilità di tale azione che  sarebbe devastante per la coesione sociale del paese.

Del resto la delibera della Camera dei Deputati  sul taglio dei vitalizi ai vecchi parlamentari in pensione non  avrà effetti ‘divini’ sul bilancio dello Stato ed appare per quello che è : uno spot !!!

Tre sono i problemi da affrontare a mio avviso.

  • Portare le pensioni minime a mille euro al mese togliendo così milioni di persone dalla stato di indigenza e povertà;
  • Chiedere alle pensioni elevate- si dice oltre i 4mila euro netti al mese- un contributo di solidarietà che serva per l’appunto ad elevare le pensioni a quelle persone in stato di indigenza e povertà;
  • Porsi il problema delle future pensioni calcolate con il solo sistema contributivo. Così come è il mercato del lavoro- che vede un giovane impiegato per poche ore di lavoro alla settimana e senza un posto ‘fisso’  porterà ad avere pensioni da fame. Si pone cioè il problema di riequilibrare socialmente quelle pensioni se non vogliamo creare intere sacche di poveri in miseria costretti a lavorare fino a 80 anni.

Insomma servono politiche e coesione sociale e non la legge del ‘taglione’.

Gian Carlo Storti

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Ecco la lettera: Signor direttore « l’insieme delle evidenze oggi disponibili» e «soprattutto » le proiezioni di lungo periodo spingono «a ritenere che sono stretti se non del tutto esauriti, gli spazi per ulteriori attenuazioni degli effetti correttivi» della legge Fornero, «a meno di un ripensamento complessivo» del sistema previdenziale. Così si è espressa la Corte dei Conti. Circa 17 milionidipensionatie22,5 milioni di lavoratori sono coinvolti in un problema di non facile soluzione. L’83% degli attuali pensionati (dato riferito da Boeri) percepisce l’assegno retributivo (praticamente l’ultimo stipendio da lavoratore), indipendentemente dal montante contributivo e dalle aspettative di vita. La maggioranza ha versato contributi previdenziali per 35/37 anni e molti di loro hanno iniziato a lavorare a 15/16 anni, con mansioni di basso profilo e contributi previdenziali esigui. In altri termini, 14 milioni di individui percepiscono un assegno che non è in alcun modo correlato al montante contributivo accumulato ed alle aspettative di vita. Lo Stato paga un assegno premio in ragione di vecchie regole che oggi risultano insostenibili economicamente. In passato le convenienze politico sindacali permettevano tutto o quasi (prepensionamenti collettivi, pensioni baby, pensioni di invalidità a pioggia in alcune regioni d’Italia...). Come direbbe un buon padre di famiglia: «le risorse sono scarse, tutti dobbiamo fare sacrifici ». Concordo pertanto con le indicazioni della Corte dei Conti: «a meno di un ripensamento complessivo» che si può tradurre facilmente in un ricalcolo di tutte le pensioni con il contributivo. La maggior parte dei pensionati impugnerà la nuova regola, sostenendo il principio del diritto acquisito, ma se lo Stato saprà imporsi, in ragione dei diritti di tutti i cittadini presenti e futuri della Repubblica Italiana, ognuno riceverà il giusto assegno, secondo regole chiare e comprensibili.

Ricalcolo contributivo per tutti da subito, con adeguamento dell’assegno mensile al montante accumulato nella vita lavorativa ed alle aspettative di vita.

D.B. (Cremona)

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