Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 02.52

Un incendio ha danneggiato i Moai dell’Isola di Pasqua

Consejo de Monumentos Nacionales de Chile: gravi danni.Il sindaco di Rapa Nui: lo Stato cileno qui non c’è

| Scritto da Redazione
Un incendio ha danneggiato i Moai dell’Isola di Pasqua

Il 5 ottobre un incendio ha provocato un disastro in una reserva de moáis nel Parque Nacional Rapa Nui, danneggiando molte delle  iconiche statue – i Moai – dell’Isola di Pasqua/Rapa Nui. Ariki Tepano, responsabile del Parque Nacional Rapa Nui ha definito i danni «Irreparabili. I moai sono completamente bruciati, si può vedere l’effetto del fuoco su di loro».

In un’intervista a Radio Pauta, il sindaco di Rapa Nui, Pedro Edmunds Paoa, ha detto che «Gli incendi non hanno origine, hanno solo una fine. E quello è creato dagli esseri umani, non è un caso. Tutti gli incendi su Rapa Nui sono causati da esseri umani».

Secondo il sindaco l’area percorsa dal fuoco sul vulcano Rano Raraku è di almeno 100 ettari «E’ bruciato il settore delle zone umide e dei moai, un sito che è il più rilevante di tutti: la cava di Rano Raraku, dove sono stati realizzati più di 800 moai. La metà è ancora lì e la loro pietra si è incrinata. Quando la pietra si rompe, con una forte pioggia o con il tempo, si allenta, cade e smette di essere pietra e diventa sabbia. Molti dei moai sono semi-sepolti ed è questo che li salva, ma quelli in superficie sono stati raggiunti da un incendio. Ce ne sono diversi, ma anche uno solo basta. Inoltre, il danno danno alle figure è irreparabile».

Il Consejo de Monumentos Nacionales  de Chile (CMN) ha detto che sta «Raccogliendo tutte le informazioni necessarie per valutare i danni causati dall’incendio nel settore del vulcano Rano Raraku, nel Parque Nacional Rapa Nui, che ha interessato circa 60 ettari e ha significato un interessamento diretto al  patrimonio dell’isola, che è sia Monumento Storico che Archeologico.  L’incidente è iniziato il 4 ottobre e potrebbe essere stato messo sotto controllo alla fine del 5 ottobre. Non appena la Segreteria Tecnica Provinciale (STP) della CMN di Rapa Nui è venuta a conoscenza dell’incendio, si è recata sul posto con il suo archeologo professionista per effettuare un sopralluogo preliminare del danno, in coordinamento con l’équipe tecnica della amministrazione del parco, che è la comunità indigena Mau Henua. L’incendio è iniziato nel settore posteriore del cratere verso l’area nota come Maunga o Aio, da dove è avanzato in direzione sud-est verso il pendio ed è entrato nel cratere. Questo ha causato il completo incendio del luogo, compreso l’interno che corrisponde alla zona umida, dove vive una ricca flora e fauna endemica. Il danno ha raggiunto la zona in cui si trovano i moai ai margini del pendio composti da lapilli di tufo, un conglomerato di diversi materiali di origine vulcanica che producono una base di roccia tenera e facilmente scolpibile, l’elemento principale che ha permesso agli antenati Rapanui costruisci i moai e di distribuirli in tutto il territorio dell’isola».

Al CMN spiegano che «Rano Raraku ha 386 moai, in particolare 265 situati all’esterno e 121 all’interno. Di questi, secondo il rapporto STP, non è ancora possibile avere un numero preciso di quelli interessati, poiché i team tecnici locali sono ancora in fase di registrazione e diagnosi per stimare il numero esatto di moai e altre tipologie di siti interessati. dal fuoco. Questo  è dovuto al fatto che la composizione stessa della roccia (lapilli di tufo) risente dell’esposizione alle alte temperature dovute al fuoco, che produce azioni di natura meccanica di espansione e contrazione, che influiscono sulla composizione della roccia. Questo può causare grosse fratture e, quindi, compromettere l’integrità del moai».

A causa dei danni provocati dall’incendio nell’area turistica, l’amministrazione del Parco ne ha disposto la chiusura per garantire l’incolumità delle persone e per fare in modo che i tecnici possano svolgere tranquillamente il loro lavoro

Ma il sindaco  Paoa  ha accusato lo Stato cileni di essere stato sempre assente: «Attualmente lo Stato è il Comune, ma con poche risorse per l’entità dei conflitti che ha quest’isola. Molti di questi conflitti hanno a che fare con un piano di prevenzione. Nella prevenzione degli incendi, abbiamo un parco di 16.000 ettari, che è il più grande museo a cielo aperto del mondo ed è emblematico perché è Patrimonio dell’Umanità. È la cosa più rilevante che ha il Cile e non è curato. E non viene curato perché per la sua cura sono necessarie risorse, è delicato. Non ci sono soldi per prevenire gli incendi sull’Isola di Pasqua negli oltre 32mila siti archeologici. “Per prevenire incendi, abbiamo bisogno di guardie permanenti nei siti. Il conflitto che c’è lì è enorme. Chiama l’Onemi (Oficina Nacional de Emergencia del Ministerio del Interior y Seguridad Pública, ndr)…  L’Onemi sono belle parole nelle orecchie delle persone. E’ come dire “faremo causa”. Oggi quella parola è diventata un riempitivo […] ma la si ascolta e tutto finisce in niente. Il sistema pubblico non funziona, perché non vengono stanziate le risorse per proteggere, garantire e finanziare un piano di prevenzione».

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