Martedì, 30 aprile 2024 - ore 04.58

Al via la sperimentazione del vaccino contro il virus killer degli elefanti

Il virus EEHV, scoperto negli anni ’90, è diffuso anche tra gli elefanti selvatici

| Scritto da Redazione
Al via la sperimentazione del vaccino contro il virus killer degli elefanti

Indali è un giovane elefante di 5 anni, l’unico sopravvissuto a un virus spesso mortale, che ha ucciso 7 cuccioli dello Zoo di Chester che ora, insieme agli scienziati dell’università del Surrey, sta intraprendendo la prima sperimentazione mondiale sugli elefanti di un vaccino che potrebbe salvarli dal virus dell’herpes endoteliotrofico dell’elefante (EEHV) che ha un tasso di mortalità fino all’85%.

La  guardiana degli elefanti dello Zoo di Chester, Katie Morrison, ha spiegato a BBC News che «Abbiamo perso elefanti di solito di età compresa tra 18 mesi e 3 anni, Quando vediamo i sintomi – letargia, lesioni alla bocca – di solito è troppo tardi».

Il virus è stato scoperto nel 1990 ma è stato caratterizzato ufficialmente solo nel 1999 grazie allo studio “Novel endotheliotropic herpesviruses fatal for Asian and African elephants” pubblicato su Science da un team di ricercatori statunitensi e tedeschi, guidato da Laura Richman dello Smithsonian National Zoological Park,  che ha collegato 10 casi di malattia emorragica altamente fatale in giovani elefanti asiatici e africani tenuti in cattività negli zoo, trovando sempre «Particelle simili a virus dell’herpes nelle cellule del cuore, del fegato e della lingua degli elefanti morti».

Da allora, il virus è stato il peggior incubo di uno zoo: la scienziata veterinaria portoghese Sónia de Jesus Fontes del  LeibnizInstitut für Zoo– und Wildtierforschung (IZW), ha calcolato che dal 1985 ha causato il 52% delle morti di elefanti asiatici negli zoo europei e dal 1980 il 50% delle morti di elefanti negli zoo nordamericani. Ora il virus killer è stato rilevato anche in santuari degli elefanti, safari Park e, cosa più preoccupante, in branchi di elefanti selvatici di 9 Paesi. Di solito colpisce gli animali più giovani. Dal 2010, allo zoo di Chester è sopravvissuto un solo cucciolo fino a cinque anni di età: Indali. Tutti gli altri sono morti di EEHV. Nel 2018, ha ucciso Nandita di 3 anni e Aayu di 18 mesi in un solo giorno.

Team di ricercatori in tutto il mondo studiano l’EEHV, ma lo zoo di Chester è più avanti e può avviare la sperimentazione del vaccino e, come spiega lo scienziato a capo s del team che lo ha sviluppato, Falko Steinbach dell’università del Surrey, «Sappiamo che è quasi impossibile prevenire l’infezione: stiamo cercando di prevenire malattie gravi e morte»,

i sa ancora molto poco di come il virus causi una malattia così grave, ma gli scienziati ritengono che sia passato dagli elefanti più anziani ai cuccioli, forse durante la fase di svezzamento, quando gli anticorpi del latte materno diminuiscono e l sistema immunitario di un cucciolo è in un “delicato equilibrio” con il virus e può essere sopraffatto.

Steinbach  sottolinea su BBC News che «Il nostro obiettivo è quello di vaccinarli prima dell’infezione, Quindi il sistema immunitario dell’elefante riconosce il virus ed è pronto a combatterlo».

Ora, il team – composto da immunologi, veterinari e guardiani dello zoo – è in grado di andare avanti con la sperimentazione perché il nuovo vaccino si basa su un “impalcatura” collaudata. In sostanza, la struttura portante di questo vaccino è identica a quella usata di routine per immunizzare gli elefanti contro il vaiolo bovino. Gli  scienziati hanno “seminato” questa struttura del vaccino collaudata con proteine ​​​​dell’EEHV: frammenti del virus che il sistema immunitario dell’elefante può riconoscere e a cui rispondere.

Steinbach  sottolinea che «Stiamo utilizzando processi consolidati e sicuri . Ed è importante andare avanti con una sperimentazione sugli elefanti, perché non c’è nessun altro animale in cui possiamo testarlo».

Il processo stesso è possibile solo perché partecipano gli elefanti dello zoo. Nella loro battaglia contro il virus, i veterinari dello Zoo di Chester testano regolarmente gli elefanti, quindi gli animali sono abituati ai controlli sanitari e al prelievo di campioni di sangue. La Morrison spiega che «Costruiamo un rispetto reciproco tra noi e loro. Si basa tutto su positività e ricompense alimentari. Li incoraggiamo a interagire con noi. Ma se non vogliono, va bene. Li lasciamo fare e proviamo più tardi».

Quando siamo invitati dietro le quinte a guardare il processo, il grande elefante maschio Aung Bo sembra sentirsi abbastanza collaborativo.

Steinbach spera che «Entro 5 anni ci saranno progressi significativi verso un vaccino». Fino ad allora, i test e i prelievi di sangue avranno consentito ai veterinari di Chester di diagnosticare il virus prima della comparsa dei sintomi. Quando Indali è risultata positiva, il team ha passato due settimane a curarla intensamente con antivirali, stimolatori immunitari e trasfusioni di plasma sanguigno (donato da Aung Bo).

La Morrison ricorda: «Allora eravamo in un territorio inesplorato. Non eravamo mai arrivati ​​così lontano: di solito perdevamo i cuccioli entro 24 ore».

Ora Indali è completamente guarito e in piena forma. Ma la vita dei prossimi cuccioli  potrebbe dipendere dai risultati della sperimentazione del vaccino che, se si dimostrerà efficace, potrebbe essere inoculato anche agli elefanti di santuari e safari Park e persino agli elefanti che vivono liberi in natura.

Secondo Mike Jordan, direttore animali dello zoo di Chester, «La capacità di sviluppare questo trattamento in un ambiente in cattività è estremamente importante per tutti gli elefanti asiatici. Più cerchiamo questa malattia in natura, più la troviamo: è chiaramente una minaccia importante all’interno di un’intera serie di minacce che devono affrontare. Tutte queste cose messe insieme sono ciò che porta le specie all’estinzione».

La Morrison conclude: «Per Lo zoo, un vaccino darebbe ai nostri cuccioli la possibilità di combattere fin dall’inizio. E qualsiasi modo in cui possiamo sostenere la popolazione selvatica sarebbe fantastico»

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