Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 04.35

BERGAMO: Rinviata la cerimonia di intitolazione dei giardini di piazza Dante a Enzo Tortora

| Scritto da Redazione
BERGAMO: Rinviata la cerimonia di intitolazione dei giardini di piazza Dante a Enzo Tortora

È stata rinviata a data da destinarsi la cerimonia di intitolazione a Enzo Tortora in programma questa sera ai giardini di Piazza Dante: l’appuntamento, che aveva previsto gli interventi del Sindaco di Bergamo Giorgio Gori e della figlia di Tortora, Gaia, è stato cancellato per via delle difficoltà che in queste ore caratterizzano il trasporto ferroviario in transito dall’Emilia Romagna. Anche le previsioni meteo su Bergamo per quel che riguarda questo pomeriggio hanno, infine, influito sulla scelta di rinviare l’iniziativa.

Non si terrà, conseguentemente, anche la presentazione del libro - nel quale ripercorre la vicenda dell’ingiusto arresto di suo padre, libro dal titolo “Testa alta, e avanti”- di Gaia Tortora, evento previsto in sala Galmozzi (via Tasso, 4) e al quale avrebbe partecipato anche il deputato on. Filippo Sensi.

La decisione del Comune di Bergamo

La decisione di intitolare a Enzo Tortora questo luogo della città è stata presa dalla Giunta del Comune di Bergamo raccogliendo una proposta di Radicali e +Europa di Bergamo e in accordo con la Commissione toponomastica del Comune.

Enzo Tortora (all’anagrafe Enzo Claudio Marcello Tortora, nato a Genova il 30 novembre 1928 e morto a Milano il 18 maggio 1988) è stato un noto conduttore e autore televisivo e radiofonico, attore, giornalista e politico italiano, vittima di un clamoroso caso di errore giudiziario: fu imputato di gravi reati sulla scorta di accuse, formulate da soggetti provenienti da contesti criminali, addirittura di associazione camorristica e traffico di sostanze stupefacenti.

Dopo sette mesi di reclusione, nel gennaio del 1984, fu liberato, ma il 17 settembre 1985 i due pubblici ministeri del processo, Lucio Di Pietro e Felice di Persia, ottennero la sua condanna a dieci anni di carcere. La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando venne infine assolto dalla Corte d’appello di Napoli, con sentenza confermata dalla Corte di cassazione nel 1987. Durante questo periodo, Tortora fu eletto europarlamentare per il Partito Radicale (carica dalla quale si dimise, rinunciando all’immunità parlamentare, per affrontare gli arresti), di cui divenne anche presidente. Tortora morì nel 1988, un anno dopo la sua definitiva assoluzione.

Proprio dall’essere «simbolo della ricerca di verità e giustizia» nasce la proposta di intitolare i giardini di piazza Dante – proprio dove anni fa fu posta una targa, poi trafugata da ignoti - a Enzo Tortora.

Il libro della figlia Gaia

Gaia Tortora è ora giornalista televisiva e vicedirettrice del Tg La7. Conduce «Omnibus», primo talk del mattino. Ha due figlie, Beatrice e Costanza.

La vicenda del padre Enzo rappresenta “uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro Paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. Nel libro, edito da Mondadori,  “A testa alta, e avanti” Gaia Tortora ne racconta la storia.”

Roma, 17 giugno 1983. Gaia, quattordici anni, esce di casa di primo mattino con lo zaino in spalla. È il giorno del suo esame di terza media. Procede spedita verso la scuola e non sa che, poche ore prima, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione in una camera dell'Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Quando la televisione lo ritrae all'uscita del commissariato, stretto tra due carabinieri, le manette bene in vista, Gaia smette di parlare. Le immagini, invece, non si fermano: fanno il giro di tutte le prime pagine e dei telegiornali. Perché suo padre è Enzo Tortora, uno dei più famosi presentatori della televisione italiana, noto per i modi eleganti, la vasta cultura, un'integrità intellettuale esemplare. In poche ore (e per mesi) Tortora diventa l'oggetto di una violenta gogna mediatica: il coro di intellettuali e giornalisti è quasi unanime, grida «colpevole». Inizia così uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. In questo libro Gaia Tortora racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua: ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l'anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l'assoluzione, il proscioglimento, l'errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l'ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta.

 

635 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria