L’Alto rappresentante dell’Unione Europea Josep Borrell ha dichiarato, lunedì 10 maggio, di sostenere la Repubblica Ceca sulla questione VrbÄÂÂtice, ribadendo però l’intenzione di voler evitare un’ulteriore escalation nei rapporti bilaterali tra Russia e UE. Tali dichiarazioni sono state rilasciate da Borrell a margine del Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea che si è tenuto, lo stesso giorno, a Bruxelles.
I Paesi membri, a seguito del vertice del 10 maggio, hanno concordato sul fatto che il supporto offerto a Praga non dovrebbe essere fornito con lo scopo di alimentare le tensioni tra Russia ed Europa. Secondo Borrell, Mosca continua a adottare una linea politica un “negativa” nei confronti dell’UE la quale, però, è determinata a riaprire il dialogo. È a tal fine che, il 25 maggio, il Consiglio europeo si riunirà nuovamente per discutere dei rapporti tra Mosca e Bruxelles.
Le dichiarazioni di Borrell sono state rilasciate durante una conferenza stampa del 10 maggio, quando il politico ha risposta alla domanda di un giornalista che chiedeva la posizione europea in merito alla proposta di espulsione di diplomatici russi avanzata del premier ceco, Andrej Babiš. È importante ricordare che, in precedenza, l’8 maggio, Babiš aveva invitato tutti i Paesi europei ad espellere “almeno” un diplomatico russo in segno di solidarietà con la Repubblica Ceca. Il premier di Praga, in tale occasione, aveva affermato che quando uno Stato membro viene colpito, è come se l’attacco fosse rivolto a tutti i Paesi del blocco europeo. È per questo che ha invitato tutte le nazioni europee a applicare misure ritorsive contro la Russia.
Tuttavia, prima che il Consiglio degli Esteri europeo si riunisse, il 10 maggio l’Europa ha annunciato di essere pronta a riaprire il dialogo con la Russia. Tali dichiarazioni sono state supportate dal ministro degli Affari Esteri della Germania, Heiko Maas, e il suo omologo slovacco, Ivan KorÄÂÂok. Tale posizione europea era stata altresì presentata il 3 maggio. In tale data, l’Unione avave convocato l’ambasciatore russo a Bruxelles, Vladimir Chizhov, per condannare le recenti azioni di Mosca e per riferire che l’Europa era intenzionata a invertire la tendenza negativa che aveva portato al deterioramento delle relazioni bilaterali.
La questione VrbÄÂÂtice fa riferimento al presunto coinvolgimento della Russia nell’esplosione del 16 ottobre 2014 del deposito militare ceco collocato, appunto, a VrbÄÂÂtice, una città a sud-est di Praga. Nello specifico, le accuse contro la Russia sono state mosse il 17 aprile dal premier ceco Babiš. Come conseguenza, Praga ha deciso di espellere 18 diplomatici russi dal Paese. La risposta della Russia non ha tardato ad arrivare. Il giorno dopo, domenica 18 aprile, Mosca ha dichiarato 20 funzionari dell’Ambasciata della Repubblica Ceca “persona non grata”, ordinando loro di lasciare il Paese entro 48 ore. Il culmine è stato raggiunto il 22 aprile, quando Praga ha deciso di espellere 63 dipendenti dell’Ambasciata russa in Cechia. Il ministro degli Esteri ceco, Jakub Kulhánek, ha altresì specificato che la mossa si inserisce all’interno dell’iniziativa del Paese di ridurre il numero di dipendenti dell’Ambasciata della Federazione Russa.
Tra le altre conseguenze delle tensioni tra Mosca e Praga è opportuno sottolineare che il 19 aprile il Ministero dell’Industria della Repubblica Ceca ha dichiarato che la società russa Rosatom è stata esclusa dalla gara d’appalto per la costruzione della centrale nucleare di Dukovany, situata nel sud del Paese. Tra le altre ragioni, il governo ceco temeva che la gestione russa della costruzione di un’infrastruttura così strategica per Praga avrebbe rappresentato una minaccia.
Nell’ultimo periodo le relazioni tra la Russia e i Paesi Occidentali si sono notevolmente deteriorate. Oltre alla Polonia, anche la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Bulgaria, l’Ucraina, l’Italia e, infine, gli Stati Uniti hanno annunciato l’espulsione di diplomatici russi. Mosca ha sempre risposto adottando misure speculari.
(Anna Peverieri, SicurezzaInternazionale)