Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 15.16

Finanziamenti per la ripresa post-covid: solo il 2% destinato alla transizione energetica pulita

Iea: le emissioni globali sono destinate a raggiungere il massimo storico

| Scritto da Redazione
Finanziamenti per la ripresa post-covid: solo il 2% destinato alla transizione energetica pulita

I governi di tutto il mondo stanno dispiegando una quantità senza precedenti di finanziamenti e incentivi fiscali per stabilizzare e ricostruire le loro economie dopo la crisi del Covid-19, ma il nuovo rapporto “Sustainable Recovery Tracker” dell’International energy agency (Iea)  rivela che « Durante la pandemia di Covid-19, i governi hanno mobilitato 16 trilioni di dollari di sostegno fiscale la maggior parte concentrata sugli aiuti finanziari di emergenza per famiglie e imprese. Solo il 2% del totale è destinato alle transizioni verso l’energia pulita».

Il Sustainable Recovery Tracker  punta dichiaratamente ad «Aiutare i responsabili politici a valutare fino a che punto i piani di ripresa stanno spostando l’ago della bilancia sul clima».  Il rapporto è anche un nuovo strumento online e un contributo alla Riunione ministeriale del G20 su ambiente, clima ed energia che si tiene il 22 e 23 luglio a Napoli sotto la Presidenza italiana.

L’Iea denuncia che «Le somme di denaro, sia pubbliche che private, mobilitate in tutto il mondo dai piani di risanamento sono ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Queste carenze sono particolarmente pronunciate nelle economie emergenti e in via di sviluppo, molte delle quali affrontano particolari problemi di finanziamento».

Dall’amalisi Iea emerge che «Secondo gli attuali piani di spesa per la ripresa dei governi, le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) dovrebbero salire a livelli record nel 2023 e continuare a crescere negli anni successivi». Questo porterebbe il mondo lontano dal percorso verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, come stabilito dalla Global Roadmap to Net Zero pubblicata recentemente dall’Iea.

Nella sua analisi, il Tracker considera oltre 800 politiche nazionali di recupero sostenibile, che sono disponibili pubblicamente sul sito web dell’Iea e monitora la spesa pubblica destinata alle riprese economiche sostenibili e quindi stima quanto questa spesa aumenti gli investimenti complessivi inell’​​energia pulita e in che misura questo influisca sulla traiettoria delle emissioni globali di CO2.

Il  direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, ha sottolineato che «Da quando è scoppiata la crisi di Covid-19, molti governi potrebbero aver parlato dell’importanza di ricostruire meglio per un futuro più pulito, ma molti di loro devono ancora mettere i soldi dove sono le loro parole. Nonostante le maggiori ambizioni climatiche, l’importo dei fondi per la ripresa economica spesi per l’energia pulita è solo una piccola parte del totale»,

Nelle prime fasi della pandemia, l’Iea ha pubblicato il Sustainable Recovery Plan, che raccomandava di spendere 1.000 miliardi di dollari a livello globale in misure per l’energia pulita che potrebbero avere un ruolo di primo piano nei piani di ripresa. Secondo il Piano – sviluppato in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale – «Questa spesa darebbe impulso alla crescita economica globale, creerebbe milioni di posti di lavoro e metterebbe il mondo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi».

Ma, secondo il Tracker, «Tutti i settori chiave evidenziati nel Sustainable Recovery Plan dell’Iea stanno ricevendo un’attenzione inadeguata da parte dei responsabili politici. Gli attuali piani governativi aumenterebbero solo la spesa pubblica e privata totale per l’energia pulita a circa 350 miliardi di dollari l’anno entro il 2023, solo il 35% di quanto previsto nel Piano».

Il nuovo rapporto Iea mostra anche le forti disparità geografiche che stanno emergendo negli investimenti in energia pulita: «La maggior parte dei fondi viene mobilitata nelle economie avanzate, che si avvicinano al 60% dei livelli di investimento previsti Sustainable Recovery Plan. Le economie emergenti e in via di sviluppo, molte delle quali hanno un margine fiscale limitato, hanno finora mobilitato solo il 20% circa dei livelli di spesa raccomandati».

Birol  conclude: «Non solo gli investimenti in energia pulita sono ancora lontani da ciò che è necessario per mettere il mondo sulla strada per raggiungere le emissioni net zero entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per impedire che le emissioni globali raggiungano un nuovo record. Molti Paesi, specialmente quelli in cui le esigenze sono maggiori, mancano anche dei benefici che gli investimenti in energia pulita ben pianificati portano, come una crescita economica più forte, nuovi posti di lavoro e lo sviluppo delle industrie energetiche del futuro. I governi devono aumentare rapidamente la spesa e l’azione politica per soddisfare gli impegni assunti a Parigi nel 2015, compresa la fornitura vitale di finanziamenti da parte delle economie avanzate al mondo in via di sviluppo. Ma poi devono andare ancora oltre, portando gli investimenti e la distribuzione di energia pulita a livelli molto maggiori che vadano oltre il periodo di ripresa, al fine di portare il mondo su un percorso verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, il che è un tempo stretto ma ancora realizzabile, se agiamo adesso».

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