Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 18.20

Le inondazioni costiere saranno più frequenti, minacciando la vita costiera e il 20% del Pil globale

Rischio di inondazioni + 52% e per 225 milioni di persone. Il rischio economico per le infrastrutture aumenterà fino a 14,2 trilioni di dollari

| Scritto da Redazione
Le inondazioni costiere saranno più frequenti, minacciando la vita costiera e il 20% del Pil globale

Secondo lo studio “Projections of global-scale extreme sea levels and resulting episodic coastal flooding over the 21st Century”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori internazionale guidato da Ebru Kirezci dell’università di Melbourne, dimostra che, a causa dei cambiamenti climatici, nei prossimi 80 anni le inondazioni costiere in tutto il mondo aumenteranno di circa il 50%, mettendo in pericolo milioni di persone e causando danni alle infrastrutture costiere per altri miliardi di dollari.

Dallo studio emerge che, a livello globale, la superficie terrestre sottoposta a un rischio estremo di alluvione aumenterà di oltre 250.000 km2, il 48% in più, raggiungendo oltre 800.000 km2. I ricercatori spiegano che «Questo significherebbe che circa 77 milioni di persone in più saranno a rischio di inondazioni, con un aumento del 52%, arrivando a 225 milioni. Il rischio economico in termini di infrastrutture esposte aumenterà fino a 14,2 trilioni di dollari, che rappresentano il 20% del PIL globale.

L’analisi si basa su uno scenario climatico nel quale  le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera continuano ad aumentare rapidamente e Kirezci  ricorda che «Un clima caldo sta spingendo l’innalzamento del livello del mare perché l’acqua si espande man mano che si riscalda e i ghiacciai si stanno sciogliendo. I cambiamenti climatici stanno anche aumentando la frequenza di evennti marini estremi, il che aumenterà ulteriormente il rischio di alluvioni. Quel che i dati e il nostro modello ci stanno dicendo è che, rispetto ad oggi, ciò che vediamo come un evento alluvionale estremo  da 1 ogni 100 anni, a causa dei cambiamenti climatici sarà 10 volte più frequente».

Un altro autore dello studio, Ian Young, del Department of Infrastructure Engineering dell’università di Melbourne, fa notare che «Mentre l’Europa nord-occidentale è particolarmente esposta all’aumento del  rischio di alluvione, lo studio mostra altre importanti aree a rischio in ogni continente con hotspot in Australia, Nuova Zelanda, Cina, India, Sud-est asiatico, Sud-est africano e Nord America. Da un punto di vista politico, questa è una ricerca essenziale perché fornisce ai politici una stima credibile dei rischi e dei costi che stiamo affrontando e una base per intraprendere l’azione. Questi dati dovrebbero servire da campanello d’allarme per informare la politica a livello di governo globale e locale in modo da poter costruire più difese contro le alluvioni, per salvaguardare la vita e le infrastrutture costiere».

Tra le aree a rischio di inondazioni estese ci sono la Cina sudorientale, l’Australia settentrionale, il Bangladesh e gli Stati indiani del West Bengala e del Gujurat in India, negli Usa North Carolina, Virginia e Maryland, l’Europa nordoccidentale, compresi il Regno Unito e la Francia e la Germania settentrionali, mentre le coste del Mediterraneo verrebbero relativamente risparmiate.

L’analisi non tiene conto delle difese delle inondazioni esistenti che, in luoghi come il nord Europa, forniscono già una protezione significativa. Ma i ricercatori avvertono che «L’entità dell’aumento del rischio evidenziato dallo studio mostra quanto diventeranno vulnerabili ampie parti del mondo, a meno che non vengano intraprese azioni sia per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sia per espandere le difese delle inondazioni».

Kirezci  conclude: «La nostra ricerca dimostra che gran parte delle comunità che risiedono in zone costiere basse sono a rischio di devastazione, quindi abbiamo bisogno di azioni urgenti. Le aree vulnerabili devono iniziare a costruire difese costiere, dobbiamo aumentare la nostra preparazione e dobbiamo seguire le strategie per mitigare i cambiamenti climatici».

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