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Messico, la guerra sporca di Calderón

| Scritto da Redazione
Messico, la guerra sporca di Calderón

Messico, la guerra sporca di Calderón     
Quasi 50mila rifugiati messicani si trovano all’estero. Si contano poi circa 45 mila morti nella cosiddetta guerra al narcotraffico di Felipe Calderón, una guerra senza nome, cognome o volto DI EDUARDO LLITERAS, ILMONDODIANNIBALE.IT
di Eduardo Lliteras, ilmondodiannibale.it

 Quasi 50mila rifugiati messicani si trovano all’estero. Si contano poi circa 45 mila morti nella cosiddetta guerra al narcotraffico di Felipe Calderón, una guerra senza nome, cognome o volto. Ancora ci sono più di 11mila desaparecidos nel Paese (cifra approssimativa, secondo le Ong sono molti di più), dei quali non si sa più nulla. Sono inoltre 75 i giornalisti uccisi nella più completa impunità – come sottolineato da Reporters sans frontières – negli ultimi 10 anni di governi di destra ultra cattolica. L’ultimo giornalista ad essere ucciso è stato Miguel Ángel López Velasco, crivellato di colpi nello stato di Veracruz il 20 giugno all’interno della sua abitazione, insieme alla moglie e a uno dei suoi figli. Reporters sans frontières ha commentato quest’ultimo episodio esprimendo “orrore per questo crimine. La violenza contro i giornalisti in Messico, non ha fine”.

Il Messico sta vivendo una ‘crisi nazionale’ che minaccia la propria stabilità politica attraverso i molteplici attacchi a giornalisti e media, ha detto da parte sua, il Committee to Protect Journalists (CPJ). Il problema “va oltre la libertà di stampa, sta interessando il diritto umano fondamentale garantito dalla Costituzione messicana, che è la libertà di espressione e di accesso alle informazioni”, ha spiegato in proposito Carlos Lauria, coordinatore per le Americhe CPJ .

Tutto quello che sta accadendo dovrebbe essere sufficiente per condannare un governo e il suo presidente. Tuttavia l’Occidente tace, è complice, perché Felipe Calderón è stato generoso e lo è tuttora, con gli interessi transnazionali che prosperano in Messico. Importanti concessioni nel settore del petrolio e dell’energia sono state date a imprese statunitensi e spagnole. Nel settore minerario, i canadesi, controllano l’estrazione di oro e argento del paese. Questo solo per citare alcuni esempi. C’è poi il problema del commercio di armi con l’Italia. Recentemente il gruppo italiano di aeronautica Finmeccanica ha annunciato un contratto di 200 milioni di dollari (circa 138 milioni di euro) per fornire quattro velivoli da trasporto truppe C-27 all’esercito messicano, che sta conducendo una guerra, ma nel proprio territorio.


Le spese militari in Messico lo scorso anno hanno raggiunto cifre record: circa 64mila 348 milioni di pesos. Un aumento del 44 per cento rispetto all’importo del 2006, cioè quando si è insediato il governo di Felipe Calderón.

Nel frattempo, la spesa pro capite per la salute o l’istruzione, è rimasta praticamente ferma. Ma nonostante l’aumento delle spese militari, il Messico non vive in pace e non è più sicuro. Al contrario, l’escalation di violenza non cessa, e da Washington e dalle capitali europee, si continua ad applaudire il presidente del Messico. In definitiva, i messicani morti, secondo Calderon, non sono altro che “danni collaterali” nella guerra al narco.

Eduardo Lliteras www.infolliteras.com
da www.ilmondodiannibale.it
 
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