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Michele Placido al Ponchielli di Cremona sarà Re Lear

Stagione di prosa 2014/2015

| Scritto da Redazione
Michele Placido al Ponchielli di Cremona sarà Re Lear

sabato 7 febbraio ore 20.30

domenica 8 febbraio ore 20.30

GOLDENART PRODUCTION

in collaborazione con Ghione Produzioni

e con Estate Teatrale Veronese

Michele Placido

Re Lear

di William Shakespeare

regia di Michele Placido e Francesco Manetti

GOLDENART PRODUCTION

in collaborazione con Ghione Produzioni

e con Estate Teatrale Veronese

Michele Placido

Re Lear

di William Shakespeare

traduzione e adattamento Michele Placido e Marica Gungui

con

Gigi Angelillo

Conte di Gloucester

Francesco Bonomo

Edgard

 

Cordelia

Kent

Edmund

Conte di Albany

Il Matto

Duca di Cornovaglia

Gonerill

Regan

Re di Francia

Principe di Borgogna

Osvald

 

 

Federica Vincenti

Francesco Biscione

Giulio Forges Davanzati

Peppe Bisogno

Brenno Placido

Alessandro Parise

Marta Nuti

Maria Chiara Augenti

Mauro Rancati

Bernardo Bruno

Gerardo D’Angelo

 

 

 

scene Carmelo Giammello

musiche originali Luca D’Alberto

costumi Daniele Gelsi

light designer Giuseppe Filipponio

regia

Michele Placido e Francesco Manetti

Durata dello spettacolo: 2 ore e 40 minuti  con intervallo

Io pure sono mortale e uomo come tutti gli altri,

e sono nato da colui che per primo fu creato dalla terra.

E nel ventre di mia madre fui plasmato in dieci mesi per essere carne:

fui coagulato nel sangue dal seme dell’uomo e dal piacere che deriva dal sonno.

E quando nacqui, ricevetti la comune aria e caddi sulla terra, che è di natura affine,

da prima piangendo e gemendo come tutti gli altri.

Fui avvolto in fasce e nutrito con grande cura.

Nessun re ha avuto altro inizio di nascita.

Tutti gli uomini entrano nella vita e similmente ne escono. (Libro della Sapienza)

Lear ,Tragedia della gravità (Simone Weil)

- Ho frequentato Shakespeare nei più teneri anni dell’adolescenza, improvvisando rappresentazioni notturne per i miei compagni paesani (ricordo un “essere o non essere” finito con un gavettone d’acqua), iniziai la mia carriera proprio come attore nel ruolo del “muro” nel “Sogno di una notte di mezza estate” con la regia di Orazio Costa; ho poi interpretato: il bastardo nel “Re Giovanni” con la regia di Fortunato Simone, Calibano ne “La Tempesta” con la regia di Sthreler, Petruccio ne “La Bisbetica Domata” con la regia di Dall’Aglio, MacBeth e Otello con la regia di Bellocchio e Calenda. Solo l’assidua frequentazione del mondo di Shakepeare in questi anni tormentati della nostra storia mi ha dato coraggio nel proseguire il cammino senza sorprendermi dell’orrore che noi uomini siamo capaci di scatenare……. -

Re Lear esplora la natura stessa dell'esistenza umana: l'amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere.

Il palcoscenico in cui si muovono i nostri personaggi, è la distruzione del mondo. La storia di Lear è la storia dell’uomo, la storia di civiltà che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni, di macerie costruite su macerie.

Scene in sé così vive e potenti da farci tornare alla mente una composizione poetica del ‘500 dal forte simbolismo: “Corpus Christis Carol” dal quale trasuda un fremito religioso che attraversa anche il testo shakespeariano. Da questo canto, tramandato nei secoli e rinnovato nella meravigliosa interpretazione di Jeff Buckley, la cui vita grottesca e drammatica ci ricorda personaggi come Edgar e il Fool, partirà la composizione della drammaturgia musicale, realizzata da Luca D’Alberto, che fonderà i profili di Cordelia con il Fool, del Fool con Lear, di Edgar con Gloucester, attraverso soluzioni armoniche e graffi timbrici.

Che cosa ha dunque senso in questa tragedia? Quale speranza possiamo trarre? Forse solo la conoscenza di che cosa sia l’uomo di fronte all’universo, raggiunta attraverso un percorso di spoliazione in cui l’amore e la solidarietà si mostrano nella loro essenza terribilmente umana. Forse solo a questo, ad aiutare la creazione di questa consapevolezza, mira tutta l’opera di Shakespeare, a patto però che gli spettatori non dimentichino mai di trovarsi a teatro, che non cadano nell’illusione di un altro mondo, che sempre vedano il muro dietro la scena di cartone.

Michele Placido, Francesco Manetti

TRAMA

Il vecchio Re Lear, ormai stanco, decide di abdicare a favore delle sue tre figlie: Goneril, Regan e Cordelia.

Al momento della divisione del suo regno e dei suoi beni, chiede alle tre figlie di dichiarare il loro amore per lui, e mentre le prime due esprimono il loro amore adulando il padre, Cordelia, si sottrae e per questo viene diseredata.

Il re di Francia decide comunque di prendere come sua sposa Cordelia.

Contro il Re si schiera il duca di Kent, che a sua volta viene esiliato con l'accusa di tradimento, il buon duca, che ama il sovrano alla stregua di un padre, segue comunque il re in incognito, poiché avendo attribuito le sconsiderate azioni del re alla demenza senile, vuole stargli vicino.

Nel frattempo Edmund, figlio illegittimo del Conte di Gloucester, ordisce un inganno per impossessarsi dell’eredità del padre e mettere al bando il fratello Edgar.

Goneril, moglie del duca di Albany, e Regan, moglie del duca di Cornovaglia, rivelano il loro animo malvagio appena raggiunto il potere, venendo meno alla parola data al padre che si vede così costretto ad errare in una terra desolata con il suo fedele "matto" durante una tempesta.

Il conte di Gloucester mostra pietà per il vecchio re, ma il figlio Edmund rivela al conte di Cornovaglia il suo tradimento. Come punizione Gloucester viene fatto accecare e inizia un lungo peregrinare in compagnia del figlio Edgar, che si finge mendicante e folle.

Lear intanto è sprofondato nel dolore e impazzisce. Sarà Kent a condurlo in salvo a Dover, dove Cordelia è sbarcata dalla Francia con un intero esercito pronto a combattere contro gli uomini schierati dalle sorelle. L’esercito francese verrà sconfitto, Lear e Cordelia imprigionati. Le due perfide sorelle innamorate entrambe di Edmund si uccidono. Edmund prima di morire dà ordine di impiccare Cordelia e il padre. La revoca dell'ordine arriva troppo tardi per la ragazza e Lear muore di dolore. Sul regno di Bretagna sale il buon Edgar.

Fonte: Teatro Ponchielli 

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