Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 03.05

Prosciutti.Sono tutti italiani?

| Scritto da Redazione
Prosciutti.Sono tutti italiani?

Consumatori: il 76% è convinto che i prosciutticon la denominazione “di montagna” o “nostrano” siano italiani. Ma è veramente così?
Presentato oggi nell'ambito di Italpig, il salone della suinicoltura italiana in corso di svolgimento a Cremona in contemporanea con la Fiera Internazionale del Bovino da Latte, uno studio Nomisma commissionato da Assosuini sulla percezione dei consumatori rispetto ai prosciutti venduti in Italia.
I risultati fanno riflettere su una conoscenza del prodotto certamente carente e che mette in difficoltà i produttori di prosciutti veramente italiani.

Cremona, 25 ottobre 2012 –  A dispetto dell'importanza attribuita al 'Made in Italy', di fronte all'acquisto di prodotti di carne suina (e di prosciutti in particolare) i consumatori  dimostrano una scarsa informazione e un atteggiamento decisamente confuso: lo confermano i dati raccolti da Nomisma nella ricerca 'La filiera suinicola italiana delle DOP e la percezione del consumatore sull'origine dei prosciutti venduti in Italia' commissionata da Assosuini e presentata questa mattina a Cremona nella cornice di Italpig, il salone della suinicoltura italiana, in corso fino a domenica 28 ottobre in contemporanea con la Fiera Internazionale del Bovino da Latte. I risultati sono stati illustrati da Denis Pantini, responsabile Agricoltura e Industria alimentare di Nomisma. L'indagine dimostra come "la riduzione delle asimmetrie informative per una miglior trasparenza di mercato rappresenta una condizione utile ad uno sviluppo della filiera suinicola dei prodotti DOP, a cui affiancare altri interventi strutturali e di mercato in grado di valorizzare maggiormente il prodotto a marchio comunitario".
I CRITERI DI ACQUISTO: L'ITALIANITA' E' IMPORTANTE. Il 46,6% degli intervistati dichiara di basare l'acquisto di prosciutto crudo principalmente sulla provenienza italiana del prodotto; l'11,1%, inoltre, indica la presenza del marchio DOP come fattore imprescindibile. Non solo: il 73,2% reputa "molto importante" che il prosciutto sia ottenuto da maiali allevati in Italia. Il prezzo, invece, ha una rilevanza decisamente inferiore: il 13,7% compra in relazione alle offerte e alle  promozioni proposte dal singolo punto vendita, mentre soltanto il 5,4% ammette di preferire un "prezzo basso".
TIPOLOGIE DI PROSCIUTTO: UNA NOMENCLATURA POCO CHIARA. Se il 55,7% dei consumatori ha acquistato negli ultimi sei mesi soprattutto Prosciutto di Parma e il 21,5% soprattutto prosciutto di San Daniele, è tuttavia significativa la quota di coloro che hanno preferito prosciutti genericamente definiti "nostrano" (8,9%) e "di montagna" (4,4%). "Ovviamente - ha evidenziato Pantini - si tratta di definizioni a dir poco fantasiose, in quanto non rispondenti ad alcuna disciplina specifica". Le indicazioni che accompagnano la vendita di alcuni tipi di prosciutti risultano, perciò, ingannevoli, disorientando l'utente finale: chi acquista prodotti  'nostrani' e 'di montagna' è convinto nel 76% dei casi di consumare prosciutto "stagionato in Italia con cosce di maiali italiani".
ETICHETTATURA OBBLIGATORIA PER LAPROVENIENZA DELLE CARNI. La battaglia dei suinicoltori per ottenere sull'etichetta l'indicazione della provenienza delle carni è suffragata anche dal giudizio degli stessi consumatori: ben l'82% si dice "molto favorevole" all'obbligo di specificare il luogo d'origine delle carni. Una misura che la filiera suinicola reputa assolutamente vitale anche alla luce dell'evidente confusione che regna tra gli acquirenti: 'soltanto' il 57,2%, ad esempio, sa che il crudo di Parma è un prodotto a marchio DOP. La conoscenza è inadeguata anche sul prosciutto cotto: il 54,7% è convinto che sia ottenuto solo da cosce suine intere, l'81,9% dichiara che è fatto di sola carne di maiale senza aggiunte di altri prodotti e il 64,6% crede che quello con la dicitura "nazionale" sia fatto solo con maiali allevati in Italia.
TUTELARE LA QUALITA'. Ben il 65% dei suini macellati in Italia sono destinati ai prodotti DOP (pari ad oltre 8,5 milioni di capi nel 2011). Ma la vocazione all'alta qualità della suinicoltura italiana merita di essere tutelata e valorizzata: "Abbiamo commissionato questo studio sulla scia dei timori che attraversano l'intero comparto produttivo - ha dichiarato la presidente di Assosuini Angiola Coffinardi -. Il consumatore finale non sa che cosa acquista né come è fatto. Un fatto che, ovviamente, penalizza pesantemente chi produce alimenti di alta qualità. Per questo occorrono, prima di tutto, precise regole per l'etichettatura".

2028 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria