Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 02.32

Quali prospettive per il centro sinistra? di Evelino Abeni

Il centrosinistra può ottenere la maggioranza dei consensi elettorali se può contare su un robusto e democratico centro (questo dovrebbe essere il Pd), ma anche se esiste una forte componente di sinistra

| Scritto da Redazione
Quali prospettive per il centro sinistra? di Evelino Abeni

Caro direttore, uno dei temi battenti della situazione politica italiana riguarda le prospettive del centrosinistra, in rapporto alle prossime elezioni comunali (fra le quali quelle di grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino) ed alla lettera dei sindaci Pisapia (Milano), Doria (Genova), Zedda (Cagliari) rivolta a dirigenti, militanti e sostenitori di tale area affinché si operi un rilancio della coalizione, onde impedire successi della destra. Anch’io —come Giuseppe Azzoni — sono un ‘vecchio compagno linea Pci-Pds-Ds-Sel’e ho imparato, in una ormai lunga esperienza, l’importanza di una politica unitaria a sinistra. Sono, quindi, in grado di apprezzare l’appello dei tre sindaci (chiedendomi, però, le ragioni per le quali Pisapia lanci un così significativo appello e contemporaneamente decida di non candidarsi). Da tempo, e in più occasioni, ho sostenuto —all’interno di Sinistra Ecologia Libertà (il partito cui ho aderito) —di fare il possibile per non disperdere dal nostro orizzonte lo sforzo per mantenere un positivo rapporto con il Partito democratico, pur non potendo abbandonare una linea di critica severa rispetto alle scelte del governo Renzi. Al riguardo, ho insistentemente riproposto all’attenzione dei compagni di partito il ricordo dell’esperienza compiuta, col Partito Comunista Italiano, negli anni del primo centrosinistra a guida Dc e Psi, allorché il nostro partito sostenne una vigorosa lotta di opposizione, che comportò anche polemiche aspre con i compagni socialisti.

Lotte e polemiche che non portarono, però, ad una rottura automatica con il Psi negli enti locali, nella Cgil, nel movimento cooperativo e nell’associazionismo democratico. E, questo, è un merito storico che, ancora oggi, va riconosciuto a comunisti e socialisti italiani. Tale rimembranza del passato potrebbe aiutarci a trovare la strada, le soluzioni per le difficoltà dell’oggi. In una sua dichiarazione, Giorgio Airaudo — candidato di Sinistra Italiana a Torino —ha affermato che i tre sindaci hanno fatto bene a fare il loro appello, ma che «fanno un errore quando rovesciano questi propositi in un’analisi nazionale». Condivido tale affermazione, ma deve valere anche il contrario e, cioè, che la tensione e i motivi di rottura, esistenti fra Ps e Si a livello nazionale, non debbano ripercuotersi automaticamente nei rapporti a livello locale, negando a priori la possibilità, dunque, di rilanciare o proporre nuove coalizioni di centrosinistra.

Dirimente deve essere la condivisione dei programmi da realizzare. Perciò, sento di dire al compagno Azzoni (ma credo che ciò non sia il suo pensiero) che, a priori, non possa essere fatta la scelta di coalizione con il Pd, laddove non esistano le condizioni politico-programmatiche (avendo presente che esse, ad esempio, possono sussistere a Milano ma non a Roma). In sostanza, per la politica unitaria non è sufficiente la mozione degli affetti. Il centrosinistra può ottenere la maggioranza dei consensi elettorali se può contare su un robusto e democratico centro (questo dovrebbe essere il Pd), ma anche se esiste una forte componente di sinistra (sennò non potrebbe più definirsi centrosinistra). Ed avendo ben presente che una aprioristica subalternità della Sinistra al Pd potrebbe portare al pericolo — opportunamente paventato da Vendola —di una sua eutanasia. Cosa che —per il bene d’Italia —non dovrebbe proprio verificarsi.

Evelino Abeni (Cremona)

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