Bisogna svincolarsi dall'idea che i posti di lavoro siano una quantità fissa
(Prof. Monti) che non permette l’entrata di nuove menti perché molto dipende
dalla decisione di individui e società e dalla loro capacità di allontanare
nuove necessità. Il numero di posti di lavoro dipende quindi anche dalla buona
volontà e dalla cultura dell’individuo. ‘’Lavoro e mercati’’ del dicembre 1999
esprime che il lavoro fisso è ormai superato perché le nuove generazioni
avranno tecnologie superiori applicate ai processi di produzione e si potranno
avere mutamenti di lavoro durante il corso della vita e quindi riscoprire la
stagionalità ( non solo quella di mari , monti , crociere e ferie) . Da qui la
necessità che il lavoratore si riqualifichi sempre e in breve tempo. La scuola
deve dare ai giovani una preparazione ampia e flessibile per essere considerata
il futuro dell’uomo e se la scuola non è in grado di creare persone capaci si
deve innovare non come qui a Cremona dove c'è un A.P.C. e poi c'è un CR.FORMA e
altri, due strutture pubbliche che constano a tutti NOI ma non rendono, in
questi casi o si integrano o una delle due deve sparire. Ma i datori di lavoro
che si lamentano che non c'è professionalità nei giovani devono suggerire cosa
vogliono, così la scuola può innovarsi e sopperire alle esigenze del mercato
modificandosi anno per anno. Non continuare a dire che i nostri giovani non
hanno la capacità e cultura e poi assumo un extra che parla anche male
l'italiano ma gli costa molto meno quasi in nero. Basta con le agenzie lavoro
facciamole sparire e tutto ritorni alla agenzia Lavoro ovvero Ufficio di
Collocamento così senza il suo timbro nessuno può assumere regolarmente e
sparirebbero le ingiustizie sociali e lavorative. Per fronteggiare il problema
della disoccupazione bisogna considerare il lavoro in modo diverso, non una
condanna, ma un impegno serio e soprattutto creativo, dove ciascuno esprima la
propria personalità. Non ci dovrebbe essere più la cultura ad oltranza del
posto fisso, a cui si accedeva per diritto, senza avere magari nessun
requisito, ma maggiori flessibilità e impegno, maggiore volontà di raggiungere
dei risultati, di porsi al servizio di individui e comunità, in modo
intelligente e utile. Soprattutto sarà necessario responsabilizzare gli
individui, far sì che facciano propria l'idea di formazione continua nello
sviluppo di adeguati percorsi formativi.
Importante sarà una scolarizzazione diffusa non fine a se stessa, ma creativa
ancora più importante la disponibilità a imparare in autonomia nell'intero arco
della vita, anche fuori dal normale contesto scolastico. Il lavoratore
necessita di occupazioni sufficientemente attraenti, pagate adeguatamente, di
alternare periodi di lavoro a periodi di studio e di un tempo libero flessibile
riduzioni di orario. Sarà necessario attutire gli squilibri sociali affinché
impediscano lo sviluppo della povertà e offrano a tutti opportunità di
formazione e di cambiamento.
Il problema più importante è quello dei giovani che costituiscono, tra i 15 e
24 anni, il maggior numero di disoccupati; questi riescono ad introdursi nel
lavoro solo con incarichi temporanei e a orario ridotto perché è richiesta
esperienza che non può essere acquisita senza lavoro. Quindi bisognerebbe dare
maggiori opportunità ai giovani di entrare nel mondo del lavoro per crearsi
un'esperienza e di una vita propria redditizia e contributiva. Se c'è poco
lavoro una soluzione drastica sarebbe lavorare meno per lavorare tutti, non
cassa interazione, requisiti ridotti mobilita o licenziamenti in tronco se si
toglie art. 18. Ne dico una i datori di lavoro vogliono un rapporto di lavoro
diverso, si lo avrete togliendo tutti i contratti esistenti e lasciarne tre-
quattro, e poi se licenziate sei mesi di stipendio lo danno le imprese e
industrie non subito la cassa integrazione così nel contempo se avrete bisogno
di manodopera li richiamerete loro non altri. Nessuno non ha mai accennato alla
creazione della mobilità, creata per dare una risposta ai padroni che volevano
eliminare figure che annualmente costava troppo per sostituirle con lavoratori
di prima mano che costavano quasi la metà. Questa situazione disoccupazione è
il finale di questa strategia sindacale?
Sergio Denti