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Il tempo è il maggior nemico di Renzi | F.Gnesi

| Scritto da Redazione
Il tempo è il maggior nemico di Renzi | F.Gnesi

Ho aspettato un po’ a mettere nero su bianco alcune riflessioni sull’elezione del segretario del Pd (perché poi ci si ostini a chiamarle primarie, non so, non mi pare faccia poi così fico). Ho aspettato che finalmente calassero i primi commenti apocalittici, distribuiti fra il baratro ormai apertosi per la sinistra e la palingenesi ormai fatta della stessa. Ma anche i commenti alla “comunque vada sarà un successo”, fra chi nasconde il proprio rosicare dietro alla “straordinaria prova di democrazia”, chi si affanna a  ribadire che “siamo comunque tutti nello stesso partito” per nascondere il proposito di logorare il vincitore e chi invoca il risultato a dimostrazione che il popolo “capisce sempre tutto”, quasi che non siano “popolo” anche coloro che, nelle stesse ore, osannano un pregiudicato come capo politico di una “nuova” Forza Italia, o che riempiono di insulti e minacce giornalisti colpevoli solo di criticare – anche pesantemente, certo – il loro capo, o ancora che bloccano le strade (e mandano il più “civile” dei loro al solito salotto televisivo) urlando che non tanto i politici, ma la stessa politica deve sparire, perché “ci ha rotto le balle” con le tasse e con Equitalia “illegale e incostituzionale” (citazione letterale, naturalmente detto come verità assoluta, che non ha bisogno di alcuna argomentazione, tanto è di moda parlare di incostituzionalità e di colpi di stato).

Dunque l’elezione trionfale di Matteo Renzi avviene in questi (e altri) casini. Sembra che tutto abbia preso d’infilata una ripidissima discesa ma con i freni rotti.

Non c’è tempo. Non ce n’è più. Davanti non ci sono anni, né mesi, ma settimane. Forse solo giorni.

Renzi sembra averlo capito, considerando la velocità delle sue prime mosse.

Io non ho votato Renzi. Ma non ho fatto campagna elettorale e non ho fatto il tifo, né pro né contro: ce n’era già troppo in giro e c’è solo da sperare che non abbia provocato troppi danni.

Ho visto, già da domenica sera, troppe tirate di giacca. Ho visto troppi commentatori intorcinarsi per cercare di dimostrare che loro avevano avuto sempre ragione e continuare a dire le cose di sempre come se non fosse avvenuto nulla.

Invece qualcosa è davvero avvenuto in quei giorni.

E’ avvenuto che quasi tre milioni di persone, inaspettatamente, hanno deciso di tramutare la propria disperazione in speranza. E, dall’altra parte della strada, altre persone hanno invece saputo dare alla stessa disperazione la forma di una rabbia cieca, senza soluzione.

Allora, proprio perché la disperazione è tanta e rischia di dilagare, proprio perché la rabbia cieca ha sempre avuto sbocchi autoritari di cui anche i primi rivoltosi sono diventati vittime, occorre fare presto, prestissimo.

Occorre passare subito dalle parole, dalle promesse, dalle dichiarazioni di principio, ai fatti, che sono le decisioni parlamentari e del governo. Occorrono provvedimenti che non facciano intravvedere la luce fra un anno, ma che trovino alcune soluzioni subito, perché la disperazione non aspetta. Lavoro, scuola e cultura, trasparenza della politica e dei suoi costi, diritti civili. Queste sono le priorità. La legge elettorale è uno strumento e non deve in alcun modo diventare un alibi.

Su questo io aspetto Renzi e il “suo” PD. Sui contenuti – perché finora, inevitabilmente, sono stati declinati solo a livello di slogan e principi – ma anche sul metodo. Perché il metodo partecipativo può convivere con una leadership carismatica (anzi, l’uno e l’altro possono rafforzarsi), ma bisogna volerlo davvero.

Prima delle elezioni per il segretario ho dichiarato che d’ora in poi questo partito avrebbe dovuto convincermi.

Renzi incarna, oggi, il cambiamento nell’immaginario collettivo di milioni di persone. Un cambiamento radicale e indispensabile, oltre che ineluttabile.

Per questo sono pronto a farmi convincere. E poiché sono quel che oggi si definirebbe un vecchio della politica, comprendo (e di questo avverto i “nuovi”) che non tutto si può fare con uno schiocco di dita o un’intervista, e quindi sono disposto a comprendere e “perdonare” molte più cose rispetto ai “nuovi” per i quali troppo spesso il confronto è conflitto, la mediazione un’offesa e la pazienza è vigliaccheria.

Io però sono nessuno. Renzi, il PD, dovrà convincere i milioni di persone che hanno visto troppi conflitti mascherati da confronti, troppe prese in giro mascherate da mediazioni, e che ormai di pazienza rischiano di morire.

Renzi ha indovinato alcune delle prime mosse: la segreteria giovane e tutta nuova, le sette donne, la convocazione alle sette del mattino, la rivendicazione della “nuova era” in cui la sinistra rialza la testa e, cambiando, vince. I primi atti del governo di questa “nuova era” sembrano andare in quella direzione. E’ rimasto ancora troppo, però, nell’ambito mediatico e, tutt’al più, emozionale. Importante. Ma ora serve il cambio di passo. Subito.

Fiorenzo Gnesi

2013-12-14

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