Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 18.36

Intervista ai Consiglieri nazionali dell’Unione degli Universitari | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Intervista ai Consiglieri nazionali dell’Unione degli Universitari | Alessandro Lucia

Intervista ai Consiglieri nazionali dell’Unione degli Universitari | Alessandro Lucia
Roma, al Coordinamento nazionale dell’UDU – Unione degli Universitari, storica associazione che si occupa di rappresentanza studentesca negli Atenei, si trovano i coordinatori di tutte le basi locali, presenti in molti atenei in Italia. L’UDU è una delle associazioni elette nel Consiglio Nazionale Studenti Universitari (CNSU), con la maggioranza relativa, segno questo di un forte radicamento sul territorio, grazie al lavoro dei suoi coordinatori e dei suoi membri, che da anni portano avanti battaglie per il Diritto allo studio, con l’obbiettivo di favorire una Università sempre più democratica e pubblica.
Mi trovo qui con  tre consiglieri nazionali, eletti al CNSU, ovvero Michele Orezzi, Gianluca Scuccimarra e Mauro Pettinaro. Recentemente l’UDU ha steso una Carta dei Diritti degli Studenti, in cui vengono definiti i diritti minimi dello studente. La Carta è stata approvata all’unanimità dal CNSU.

Cos’è  l’Unione degli Universitari? Da quanto esiste e in che modo agisce negli atenei?
Gianluca: “L’Unione degli Universitari è il sindacato studentesco degli Universitari italiani, è un sindacato di stampo confederale che esiste dal 1994 e che racchiude quasi 30 realtà al suo interno. Si basa proprio su una serie di basi locali presenti nella maggior parte degli atenei e che poi collaborano tra di loro tramite un coordinamento nazionale e che hanno come primo obbiettivo la difesa dei diritti degli studenti. Difesa dei diritti che viene portata avanti su base locale dalle singole sedi territoriali e poi continua, perché non può prescindere da ciò, anche a livello nazionale, tramite un esecutivo nazionale che ha come compito principale quello di supervisionare i problemi nazionali degli studenti, interfacciandosi poi con il Ministero.
Il modo di agire del nostro sindacato studentesco si racchiude in due parole: rappresentanza e conflitto. Rappresentanza negli organi degli atenei e, allo stesso tempo, conflitto quando necessario in piazza, due cose che non possono andare disgiunte in un’associazione che si prefigge di essere il sindacato universitario, come la nostra.”

Cos’è la Carta dei Diritti degli studenti, e quali sono i diritti minimi enunciati in questa carta?
Mauro: “La carta dei diritti è un importantissimo strumento per quanto riguarda gli studenti universitari, perché sancisce tutte le regole, tutti i diritti degli studenti universitari nero su bianco sui regolamenti didattici degli atenei. Perché è importante? Perché i nostri diritti nel mondo accademico spesso non sono rispettati, e la Carta non è altro che un enunciato composto da vari articoli, in cui si chiariscono e si definiscono in maniera precisa e dettagliata quali sono i diritti, come ad esempio il numero di appelli minimi di cui ogni studente deve poter usufruire nell’anno accademico, o le ore di tirocinio, o un altro importante diritto, cioè quello di non dover presentare il libretto al professore e quindi poter essere valutato in maniera oggettiva in seduta d’esame. Tutti questi diritti vanno a comporre la Carta, che è uno strumento che garantisce in ogni Università un grande aspetto democratico, infatti fonda le sue radici nella democrazia che si andrà a sviluppare poi nell’Ateneo. Quindi non solo diritti, ma anche strumento di democrazia da attuare nei diversi organi d’ateneo.”

Si è discusso recentemente sui media e nei dibattiti politici, di un’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio. L’Udu come si pone su questo argomento, e cosa comporterebbe l’abolizione del valore legale del titolo?
Michele: “Noi siamo assolutamente contrari anche solo a pensare l’abolizione del valore legale del titolo di studio, perché porterebbe a incentivare un fenomeno italiano già molto diffuso, che è quello delle “spintarelle” nei concorsi. Il valore legale della laurea di fatto certifica determinate competenze perché lo studente ha effettuato e finito un percorso formativo. E’ per noi un certificato di assoluta importanza, che filtra poi, soprattutto nei concorsi pubblici, determinate conoscenze che devono essere la base su cui costruire un percorso, un curriculum personale, che è quello che poi va a diversificare i vari studenti che si affacciano nel mondo del lavoro. Quindi non può essere tolta questa importante certificazione di competenze, per quanto riguarda il valore della laurea, né nel concorso pubblico, né nei colloqui nel privato.”

Una vostra grande vittoria recente è stata quella del ricorso contro l’aumento ingiustificato delle tasse nell’ateneo di Pavia. Come pensate di muovervi a livello nazionale su questa questione?
Michele: “Prima di tutto è una vittoria di legalità, perché di fatto in Italia vengono richiesti in maniera illegale agli studenti 218 milioni di euro di troppo tramite le tasse studentesche. Non si rispetta la regola che vorrebbe la contribuzione studentesca collegata ai finanziamenti pubblici dell’Università in maniera uguale ma non superiore al 20%. E’ sicuramente una vittoria importantissima, un ricorso “pilota” quello di Pavia. Stiamo sostenendo come Unione degli Universitari tutte le basi dove ci sono studenti che vogliono fare ricorso contro le proprie università che applicano tassazioni fuorilegge. Gli atenei fuorilegge in Italia nel 2010 sono stati 33 su 62, nel 2011 probabilmente sono state molte di più e nel 2012 saranno quasi tutte.

Per quanto riguarda invece il tema del lavoro e dei giovani, temi strettamente legati a quelli dell’Università e del diritto allo studio, cosa pensate delle dichiarazioni del vice-ministro Martone prima e, quelle più recenti, del deputato Stracquadanio?
Mauro: “Noi riteniamo che se essere sfigati in questo paese vuol dire avere un investimento nel diritto allo studio che è pari a 95 milioni di euro, a differenza di Francia e Germania, che spendono nel DSU 2 miliardi di euro l’anno, se essere sfigati vuol dire avere 47 contratti atipici e ormai essere rassegnati alla precarietà come status non più variabile, ma che è diventato ormai perenne, allora sì, credo che siamo davvero sfigati. Ad avere non solo un investimento precario nel diritto allo studio, di uno stato che investe del proprio pil solo l’1%, a differenza degli altri paesi europei che in media spendono il 7-8%. Se questo vuol dire essere sfigati, allora lo siamo. Ma siamo sfigati anche ad essere governati da una classe dirigente che in questi anni non ha fatto che precarizzare il nostro futuro, non ha investito nell’istruzione e nel diritto allo studio.
Io credo che sia Martone che Stracquadanio dovrebbero rivedere un attimo le proprie posizioni perché sicuramente loro non hanno dovuto faticare come noi e per rispetto al nostro futuro, che non solo è incerto e precario, ma è costantemente sotto attacco dalle politiche governative che non hanno fatto altro che impoverire il lavoro giovanile e gli investimenti per il diritto allo studio e per l’università pubblica.


A cura di Alessandro Lucia

1483 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria