Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 19.52

Islam e cristianesimo. Dove il dialogo inciampa. Sandro Magister

| Scritto da Redazione
Islam e cristianesimo. Dove il dialogo inciampa. Sandro Magister

Nella “Evangelii gaudium” papa Francesco ha dettato le regole del rapporto con i musulmani. Il gesuita islamologo Samir Khalil Samir le esamina ad una ad a una. E ne denuncia i limiti

Nel messaggio “urbi et orbi” di Natale papa Francesco ha elevato questa preghiera: “Tu, Signore della vita, proteggi quanti sono perseguitati a causa del tuo nome”. E all’Angelus della festa di santo Stefano, il primo dei martiri, ha di nuovo pregato “per i cristiani che subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al Vangelo”.

Più volte papa Jorge Mario Bergoglio ha manifestato il suo dolore per la sorte dei cristiani in Siria, nel Medio Oriente, in Africa e in altri luoghi del mondo, ovunque sono perseguitati e uccisi, spesso “in odio alla fede” e ad opera di musulmani. A tutto questo il papa risponde invocando incessantemente “il dialogo come contributo per la pace”.

Nella esortazione apostolica “Evangelii gaudium” del 24 settembre, il più importante dei documenti finora da lui pubblicati, Francesco ha dedicato al dialogo con i musulmani i seguenti due paragrafi:

252. In quest’epoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam, oggi particolarmente presenti in molti Paesi di tradizione cristiana dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella società. Non bisogna mai dimenticare che essi, “professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”. Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalità, è di Dio e per Lui. Riconoscono anche la necessità di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i più poveri.

Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni. Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani affinché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali! Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza.

I commenti alla “Evangelii gaudium” hanno prestato scarsa attenzione a questi due paragrafi.

Pochi, ad esempio, hanno notato l’insolito vigore con cui papa Francesco reclama anche nei paesi musulmani quella libertà di culto che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali.

Chi ha dato evidenza a questo “coraggio” del papa – come il gesuita e islamologo egiziano Samir Khalil Samir – ha però anche rilevato che egli si è limitato a chiedere la sola libertà di culto, tacendo su quella privazione della libertà di convertirsi da una religione all’altra che è il vero punto dolente del mondo musulmano.

Padre Samir insegna a Beirut, Roma e Parigi. È autore di libri e di saggi sull’Islam e sul suo rapporto col cristianesimo e con l’Occidente, l’ultimo pubblicato quest’anno dall’EMI con il titolo: “Quelle tenaci primavere arabe”. Durante il pontificato di Benedetto XVI è stato uno degli esperti più ascoltati dalle autorità vaticane e dallo stesso papa.

Lo scorso 19 dicembre ha pubblicato sull’importante agenzia “Asia News” del Pontificio Istituto Missioni Estere un’ampia nota di commento ai passaggi della “Evangelii gaudium” dedicati all’Islam. Un commento a due facce. Nella prima parte della nota padre Samir mette in luce “le tante cose positive” dette da papa Francesco sul tema.

Ma nella seconda parte ne passa in rassegna i limiti. Con rara franchezza. Ecco qui di seguito questa seconda parte del suo commento.

Per leggere tutto l’articolo clicca qui
http://www.cdbitalia.it/2014/01/03/islam-e-cristianesimo-dove-il-dialogo-inciampa/

2014-01-04

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