Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 13.20

L’Italia azzurra non va in Russia Non è sfortuna di Giorgio Barbieri

Quando non si riesce a fare un gol alla Svezia in 180 minuti di gioco non si può parlare solo di sfortuna, soprattutto per le occasioni mancate nella gara di ritorno a San Siro.

| Scritto da Redazione
L’Italia azzurra non va in Russia Non è sfortuna di Giorgio Barbieri

L’Italia azzurra non va in Russia Non è sfortuna di Giorgio Barbieri

Quando non si riesce a fare un gol alla Svezia in 180 minuti di gioco non si può parlare solo di sfortuna, soprattutto per le occasioni mancate nella gara di ritorno a San Siro.

Qualcuno ha scritto che solo tre uomini non sono riusciti ad arrivare in Russia: Napoleone, Hitler e... Ventura. L'ironia sulla eliminazione della nazionale italiana di calcio per i mondiali del 2018 che si giocano appunto in Russia impazza sul web. Ma c'è poco da scherzare, il flop degli azzurri giunto quasi sessant'anni dall'ultima volta porta con sè un grosso danno economico per tutto il Paese. Gli sponsor, i diritti televisivi, la agenzie turistiche che avevano già preparato i pacchetti di viaggio, i bar e gli esercizi pubblici che si stavano predisponendo con maxischermi e maximangiate hanno ricevuto una botta terribile. Senza contare i soldi che non arriveranno dai vertici del calcio mondiale. Insomma, una disfatta.

Vorrei però analizzare l'eliminazione dal punto di vista prettamente sportivo. Quando non si riesce a fare un gol alla Svezia in 180 minuti di gioco non si può parlare solo di sfortuna, soprattutto per le occasioni mancate nella gara di ritorno a San Siro. Evidentemente c'è di più. Questa nazionale non è mai decollata, non è mai stata una squadra vera. Perchè se è vero che la Spagna nel girone è stata una calamità è altrettanto vero che la squadra di Ventura ha sempre faticato anche con le altre formazioni del raggruppamento. E molte possono essere considerate poco più che dilettantistiche. Ventura ha chiamato molti giovani ma alla fine ha fatto giocare i vecchi, i cosiddetti 'senatori', quelli che hanno messo in campo magari meno motivazioni e che hanno avvertito il peso degli anni nelle gambe e nella testa. Forse sarebbe stato meglio continuare sulla linea del pieno rinnovamento (Buffon a parte) accettando anche gli errori o i cali di tensione. E' quello che deve fare il nuovo ct azzurro. Se anche lui penserà agli europei in programma fra due anni e darà ancora fiducia ai 'vecchi' commetterà lo stesso errore. Il nuovo ct deve guardare ai prossimi mondiali in Qatar. In fondo un gruppo di giocatori ci sono già. Penso a Donnarumma in porta; a Rugani, Romagnoli e Caldara in difesa; a Verratti, El Shaarawy, Florenzi, Insigne, Bernardeschi in mezzo al campo; a Belotti, Immobile, Chiesa e qualche altro emergente in attacco. Sono solo alcuni nomi, il lettore potrebbe cancellarne qualcuno o aggiungerne altri. L'obiettivo è programmare con intelligenza, facendo crescere quei giovani che ai mondiali prossimi avranno dai 24 ai 27-28 anni.

Programmare però vuol dire avere anche una Federcalcio all'altezza. Ventura è stato esnoreta, ma prenderà tutti i soldi previsti dal contratto firmato sino al 2020. Tavecchio non si dimette, dimenticando che è lui il primo responsabile di questa sciagurata eliminazione. Certo, Tavecchio non scende in campo. Ma è lui che tira i fili di una Federazione in mano alla politica e a 'vecchi tromboni', è lui che si fa affiancare da Lotito e altri personaggi che alla gente non vanno proprio giù. Non ci sono ex giocatori (faccio due nomi: Maldini e Baggio, e fra un anno magari Buffon) in grado di dirigere con competenza la Federazione? Mi verrebbe anche il nome di Gianni Rivera, ma anche lui ormai ha superato una certa età. Una Federazione che non riesce a fare eleggere un presidente di serie B e fa fatica anche a designare quello di serie A, una Federazione che non riesce a fare pulizia del marcio che c'è in più di una società, una Federazione che non ce la fa a fare la riforma dei campionati. E allora di cosa parliamo? L'eliminazione dai mondiali è un fatto grave, una tragedia sportiva ed economica. Ma è soprattutto la conseguenza di una gestione che fa acqua da tutte la parti. Che però anche stavolta, pur avendo l'acqua alla gola, riesce a stare a galla.

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