Questa occasione di incontro è motivo per noi di profonda soddisfazione. I rapporti tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica italiana sono naturali, ampi e intensi. Ci uniscono la prossimità geografica, le connessioni tra le nostre popolazioni legate dalla catena delle Alpi, le affinità e gli scambi che nei secoli hanno alimentato le nostre relazioni. Non da oggi i nostri concittadini, svizzeri e italiani, si sentono a casa nell’uno e nell’altro Paese”. È quanto dichiarato poco dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a margine dell’incontro con i consiglieri federali in occasione della Visita di Stato nella Confederazione Svizzera.
“La Svizzera è stata per secoli terra di accoglienza per molti esuli. È avvenuto durante le lotte per il Risorgimento in Italia. È avvenuto negli anni bui del Novecento, quando hanno trovato qui rifugio esuli antifascisti – ha spiegato Mattarella -. Una generosità ricambiata dalla riconoscenza dei tanti italiani che, come scrisse Egidio Reale, rifugiato politico per oltre quindici anni e poi primo Ambasciatore dell’Italia repubblicana a Berna, elessero la Confederazione a propria “patria intellettuale e sentimentale”. Certamente contribuisce a questo sentimento di spontanea simpatia e vicinanza la circostanza che vede la presenza di un Cantone di lingua italiana tra quelli confederati e l’italiano tra le lingue ufficiali della Confederazione”.
Il Capo dello Stato ha poi ricordato l’importanza anche della comunità italiana residente in terra elvetica: “in Svizzera è altresì storicamente presente una vasta collettività italiana che, negli ultimi anni, si è arricchita di una nuova generazione di giovani, preparati e intraprendenti, che trovano in questo Paese la ricchezza di una cultura cosmopolita. Questi giovani trovano infatti qui la possibilità di confrontarsi con culture e linguaggi diversi, in una società forte delle sue tradizioni e, al tempo stesso, aperta all’innovazione”.
A tal ragione, Mattarella ha voluto ringraziare il Presidente Cassis che, “con sensibilità squisita, ha suggerito di visitare congiuntamente il Politecnico Federale di Zurigo, uno dei luoghi dove la presenza di questa nuova comunità di italiani in Svizzera è più evidente”.
“Proprio l’armoniosa convivenza di culture e lingue diverse rappresenta l’elemento più prezioso del modello svizzero e una peculiarità costitutiva che la Confederazione ha saputo tutelare e valorizzare, offrendo un esempio di perdurante attualità: una patria costituita da tante nazioni – ha aggiunto ancora Mattarella -. La cupola di questo Palazzo federale reca il motto “Unus pro omnibus, omnes pro uno”. Come scrisse il poeta vodese Eugene Rambert, “la Svizzera non esiste che per una sola ragione: la vogliono gli svizzeri”. Questa ferma volontà ha permesso di superare le differenze tra i popoli che l’hanno voluta, sviluppando nei secoli un peculiare e forte sentimento di unità basato sui pilastri della democrazia e del federalismo. Un assetto istituzionale strettamente intrecciato alle vicissitudini storiche, che hanno portato, con la Costituzione del 1848 e le sue successive revisioni, a un mirabile punto di equilibrio, cui si guarda, ovunque, come a un modello di convivenza di successo. Con la Seconda Conferenza dell’Aja, nel 1907, la Svizzera ratificava la sua adesione alle convenzioni relative agli obblighi e ai diritti della neutralità, ufficializzando la politica di pace di cui Confederazione si era nutrita. Ginevra – come tutti sappiamo – ospitò, nel 1919, la Società delle Nazioni. Dopo l’ingresso all’Onu, avvenuto nel 2002, la Svizzera, dall’anno prossimo, porterà il suo contributo, per la prima volta, all’interno del Consiglio di Sicurezza. È un risultato storico, per il quale rinnovo le mie congratulazioni”.
Poi, rivolgendosi al Presidente e ai Consiglieri elvetici, Mattarella ha affermato: “oggi il panorama internazionale è gravemente condizionato e ferito dalla guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina che ci riporta alla peggior epoca degli imperialismi e dei nazionalismi e che rappresenta una lacerazione profonda di quella fitta trama di norme e di principi giuridici che hanno dato forma e sostanza al sistema multilaterale fondato sul diritto internazionale e sulla eguaglianza fra gli Stati. La minaccia posta dalla Russia alla pace e alla sicurezza del nostro continente richiede da parte di tutte le democrazie, in particolare di quelle europee, uno slancio rinnovato di unità e di coesione. Sin dall’inizio del conflitto, Svizzera e Italia hanno assicurato massima solidarietà nei confronti del popolo ucraino, con un impegno che ha trovato momenti significativi nella Conferenza di Lugano dello scorso maggio per la ricostruzione dell’Ucraina e nella decisione di aderire alle misure sanzionatorie definite a livello internazionale”.
“Guardiamo con profondo rispetto all’approccio adottato dalla Confederazione – ha aggiunto Mattarella avviandosi alla conclusione -, tanto più in quanto consapevoli di come esso abbia generato una riflessione e un confronto sui confini della politica di neutralità. Consentitemi di esprimere la convinzione che un’efficace difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto sia una responsabilità che ricade su noi tutti, popoli del continente. Si tratta di quelle “libertà dei moderni” giustamente esaltate da un grande pensatore svizzero, Benjamin Constant, in quanto essenza della civiltà europea”.
Poi ancora: “le autocrazie sfidano il modello di pacifica convivenza internazionale e di convivenza democratica: è questione grave e non può essere sottovalutarla. Sono sfide che non possono essere agevolate da incertezze e divisioni fra i popoli liberi. Anche per questa ragione la collaborazione sempre più stretta fra la Confederazione Svizzera e l’Unione Europea rappresenta un valore alla cui crescita tutti siamo chiamati a contri
Mattarella a Berna: Italia e Svizzera legate dalle popolazioni
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