Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 09.46

(CR) Pianeta Migranti. “Ma sapevate i rischi delle traversate?”

Questa, la domanda della presidente Meloni ai sopravvissuti della strage di Cutro

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti.  “Ma sapevate i rischi delle traversate?”

(CR) Pianeta Migranti.  “Ma sapevate i rischi delle traversate?”

Questa, la domanda della presidente Meloni ai sopravvissuti della strage di Cutro, in linea col richiamo alla responsabilità dei genitori che mettono i figli sui barconi, fatta dal ministro Piantedosi.

Davanti alla tragedia di Cutro e alle bare di tanti bambini, perché questi leader politici hanno avuto il coraggio di scaricare la responsabilità sui migranti che si sono messi in mare? Qual è il loro livello di sensibilità umana e politica davanti a tanto dolore? Dov’è il cliché di donna, madre, cristiana, ostentato dalla premier Meloni?

Sicuramente, dal loro osservatorio politico, conoscono gli scenari di guerra, di povertà,  di violazione dei diritti, e le emergenze climatiche che costringono le persone a fuggire. Perché allora sorvolano su queste vere cause e puntano il dito contro i migranti?

Dice un proverbio: “Ognuno pensa e parla a seconda  di dove tiene i piedi”.

Se i politici camminano solo sui pavimenti dei palazzi ufficiali restano distanti da quanti camminano a piedi nudi sulle strade della povertà. e rischiano di pensare e parlare in modo autoreferenziato o cinico davanti alle tragedie altrui.

Forse, quando i leader politici viaggiano per il mondo, frequentano solo gli alberghi a cinque stelle delle grandi città. Non hanno mai visto i villaggi dove, se per la siccità ti muore l’unica mucca che hai, sei morto anche tu; non hanno mai dormito nel fango o con le bombe che scoppiano attorno; non hanno mai visto i luoghi del lavoro schiavo fatto di 16-18 ore al telaio in uno scantinato, in cambio di una scatola di riso. Queste ed altre sono storie di vita che non valgono la pena di essere vissute, e possono essere messe a rischio in mare nella speranza di un futuro migliore.

Nessun politico è obbligato a vivere un mese in un villaggio africano dove non c’è né acqua né cibo, o dormire almeno una notte in uno slum di Calcutta, su un marciapiede di Addis Abeba, o in un porto della Cambogia, ma certamente ciò li aiuterebbe a capire di cosa stanno parlando quando richiamano alla responsabilità le persone che fuggono.

Alla domanda: “sapevate i rischi delle traversate?” i sopravvissuti di Cutro hanno risposto alla presidente con franchezza. Un siriano -riferiscono le agenzie stampa- ha detto che il rischio di morire esiste anche in Siria, ogni giorno.

Gli afgani hanno ribadito che sono stati abbandonati in un paese dove non si può più vivere e dal quale si spera solo fuggire. Di fatto, gli Stati Uniti e la Nato hanno bombardato l’Afganistan per scovare Bin Laden. Volevano esportare la democrazia con le armi, ma il piano, è fallito ed hanno abbandonato il paese in mano ai talebani. Ora, gli afgani scappano da una terra che li odia per arrivare in un’altra che li lascia annegare in mare! Di chi è la responsabilità della loro fuga?

Oltre i migranti la premier ha incolpato gli scafisti che, -è ampiamente risaputo- sono i migranti stessi, costretti sotto minaccia armata a guidare l’imbarcazione. Sono solo capri espiatori.

I loro mandanti invece, sono i grandi trafficanti ben conosciuti dal Governo e dall’Europa che non disdegna di trattare con loro. Non c’è bisogno di “dare loro la caccia in tutto l’orbe terraqueo” come ha dichiarato la presidente Meloni perché si trovano nelle stanze istituzionali.

L’ ultimo caso è quello del trafficante Imad al Trabelsi, capo delle milizie di Zintan e nominato ministro dell’interno libico. Nelle carte ufficiali delle Nazioni Unite e del Tribunale Penale Internazionale, è accusato di “traffico di esseri umani, violenze, torture e sparizioni forzate ai danni di migliaia di migranti e rifugiati”. Proprio nei giorni della strage di Cutro è stato fermato all’aeroporto di Parigi con mezzo milione di euro in contanti, ma è stato rilasciato, senza fornire spiegazioni, grazie al suo passaporto diplomatico. Lo scorso 21 febbraio, lo stesso Imad al Trabelsi si trovava nell’ufficio del ministro Piantedosi, come interlocutore del Viminale per gli accordi volti a “fermare le partenze” dei migranti e dei rifugiati imprigionati in Libia. Lo stesso dicasi del trafficante libico guardacoste detto Bija, finanziato dall’Italia e dall’Europa, accusato dall’Onu per aver affondato dei barconi usando armi da fuoco. Nel 2017 Bija è stato accolto in Italia da funzionari italiani insieme ad altri delegati di agenzie umanitarie africane.

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