Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 07.40

L’opinione pubblica mondiale vuole la cooperazione internazionale. I rischi più grandi sono clima e ambiente

I Paesi in via di sviluppo del G77 e la Cina si schierano con l’Oms e per il multilateralismo

| Scritto da Redazione
L’opinione pubblica mondiale vuole la cooperazione internazionale. I rischi più grandi sono clima e ambiente

L’Organizzazione mondiale della sanità, Oms) è sotto attacco da parte di Trump, immediatamente seguito dal coro unanime della destra sovranista e neofascista europea, accusata di aver sottovalutato l’emergenza Covid-19 e di aver nascosto le colpe della Cina, ma soprattutto per la sua debolezza, mancanza di efficacia e addirittura per essere stata una delle cause della pandemia.

Di solito chi critica l’Oms, come Trump – o Salvini in Italia – si è distinto nelle fasi inziali e successivamente per non aver preso sul serio gli avvertimenti iniziali dell’Oms e poi per atteggiamenti ondivaghi, con continui combiamenti di parere e umore dettati d dalle convenienze politiche più dell’attimo che del momento.

Un atteggiamento stile verso l’Oms che comunque non sembra condiviso dall’opinione pubblica mondiale, visto che da un sondaggio online organizzato dall’Onu emerge un sostegno crescente per la cooperazione internazionale, ulteriormente rafforzato con l’emergere della pandemia di Covid-19.

Insomma, mentre i leader della neo e vetero destra cecano di approfittare della crisi sanitaria per erigere nuove barriere – come ha a pena fatto Trump con la chiusura dell’immigrazione negli Usa – l’opinione pubblica globale pensa che l’unica maniera per uscire da una crisi mondale siano la solidarietà internazionale e il multilateralismo.

L’Onu dice che «I dati raccolti in 186 Paesi dall’inizio dell’anno indicano un sostegno importante dell’opinione pubblica mondiale alla cooperazione internazionale, con un aumento significativo dopo che il Covid-19 ha cominciato a espandersi attraverso il mondo»

Secondo i primi risultati del sondaggio realizzato tra il primo gennaio e il 24 marzo, in occasione del 75esimo anniversario dell’Onu, una schiacciante maggioranza, il 95%, delle persone intervistate pensano che bisogna lavorare insieme per gestire le sfide mondiali, con addirittura un leggero aumento a partire da fine febbraio, quando il Covid-19 ha iniziato a espandersi nel mondo. Una convinzione trasversale tra classi di età, livelli di istruzione e categorie sociali.

Le persone d tutto il mondo pensano che per rafforzare la cooperazione internazionale bisogna realizzare partnership più efficaci tra società civile e settore privato e coinvolgere maggiormente le donne, i giovani, i popoli autoctoni e i gruppi più vulnerabili nell’elaborazione delle politiche economiche e sociali.

Secondo il sondaggio Onu in testa alla lista dei problemi che colpiranno maggiormente il futuro ci sono clima e ambiente che doppiano, per preoccupazione, tutti gli altri rischi. Seguono le guerre e la violenza, terzi i rischi per la salute, con un forte aumento dall’inizio di marzo con la trasformazione dell’epidemia di Covid-19 in pandemia.

Dai dialoghi con «i popoli delle Nazioni Unite» iniziati all’inizio dell’anno sono en merse 5 priorità: la protezione dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, la riduzione dei conflitti, l’eguaglianza nell’accesso ai servizi di base, la fine delle discriminazioni.

Commentando i primi risultati del sondaggio, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha sottolineato che «Il lavoro continua per assicurare la celebrazione del 75esimo anniversario della nostra Organizzazione e per utilizzare questo momento importante per avviare una riflessione importante sulla cooperazione multilaterale della quale il mondo ha bisogno in questo momento, sia per lottare contro la pandemia in corso che per realizzare gli obiettivi a più lungo termine per i quali l’Onu è stata fondata. Mentre l’insieme del sistema delle Nazioni Unite si unisce per lottare contro la pandemia di coronavirus, l’Onu intensifica anche i suoi sforzi per dare la parola all’opinione pubblica mondiale nel quadro del suo 75esimo anniversario».

E al multilateralismo, all’Onu e in particolare all’Oms arriva il sostegno del G77 più Cina, il gruppo che rappresenta i Paesi in via di sviluppo che in una dichiarazione si dice «Profondamente preoccupato per la rapida propagazione della pandemia di Covid-19, una delle più gravi crisi della salute pubblica della storia moderna. La prima priorità è quella di salvare delle vite».

Un’evidente presa di distanza dalla posizione di Trump che dovrebbe preoccuparlo perché mostra che i Paesi in via di sviluppo si schierano con la Cina che Trump puntava a isolare e a intimidire, tirando nuovamente fuori anche la storia del virus fatto scappare da un laboratorio cinese.

Invece, il G77 più Cina «Riconosce il ruolo di primo piano svolto dall’Organizzazione mondiale della sanità, sotto la direzione del suo direttore generale, il Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, e gli esprime il suo sostegno così come la sua riconoscenza senza riserve per il lavoro che ha compiuto fornendo delle informazioni, dei consigli tecnici, della formazione e altre forme di assistenza ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli a prepararsi e a reagire efficacemente alla pandemia.

Le G77 e la Cina condividono l’opinione di Guterres che «La solidarietà conta negli sforzi internazionali miranti a fermare il virus e le sue conseguenze devastanti» e sottolineano che «La comunità internazionale deve unire i soi sforzi per garantire l’accesso ai pareri scientifici, alla formazione, agli equipaggiamenti, alle forniture mediche essenziali e ai servizi concreti che permettono di salvare delle vite nei Paesi che ne hanno più bisogno e nelle regioni dove l’impatto (del Covid-19, ndr) non si fa ancora pienamente sentire».

La dichiarazione si conclude con un appello che non piacerà sicuramente a Trump e ai suoi imitatori italiani: «Mantenere e, se possibile, aumentare il proprio sostegno all’Oms, la quale, per il mandato che le è stato conferito dagli Stati membri, ha un ruolo essenziale e centrale da svolgere per aiutare i Paesi in via di sviluppo a far fronte a una crisi di una vastità immensa che minaccia di far sparire i progressi degli ultimi decenni. Noi riaffermiamo la necessità di rafforzare la solidarietà internazionale così come la cooperazione e il partenariato multilaterali nella lotta a una malattia che è il nostro nemico comune».

E, dopo la decisione di Trump di tagliare il finanziamento Usa all’Oms, dai capi delle principali agenzia Onu e delle organizzazioni partner è stato lanciato un drammatico appello ai donatori di fondi internazionali. In una lettera aperta pubblicata su The Guardian chiedono di finanziare un piano di emergenza umanitaria da 2 miliardi di dollari per affrontare il Covid-19 nei Paesi più vulnerabili.

Nella lettera aperta firmata da Mark Lowcock (Ocha);Filippo Grandi (Unhcr); Henrietta H. Fore, (Unicef); David Beasley (Pam/Wfp); Achim Steiner (Undp); Tedros Adhanom Ghebreyesus, (Oms); Qu Dongyu (Fao); António Manuel de Carvalho Ferreira Vitorino (Imo); Natalia Kanem, (Unfpa); Michelle Bachelet, (HCDH); Cecilia Jimenez-Damary,relatrice speciale Onu per i diritti umani dei profughi; Jagan Chapagain, Secrétaire (Crice Rossa/Mezzaluna Rossa); Gareth Price-Jones (SCHR); Ignacio Packer, (ICVA); Sam Worthington (InterAction) si legge che «La pandemia di Covid-19 presenta a l’intera umanità una sfida unica e solo una risposta mondiale unica può arrestare la sua marcia in avanti. E’ venuto il momento di mobilitarci insieme per evitare delle sofferenze inutili e per mantenere lla promessa di un futuro migliore per tutti. E’ nell’interesse di tutti impedire che il virus si propaghi senza controllo, distruggendo delle vite e delle economie e che continui a farlo in tutto il mondo».

I 2 miliardi di dollari di fondi mancanti sono quelli che servono a finanziare il Piano mondiale di risposta umanitaria al Covid-19 presentato da Guterres il 25 marzo e finora, nonostante le promesse, sono arrivati solo 550 milioni di dollari, mentre il Central emergency response found dell’Onu ha sbloccato 95 milioni di dollari.

Ma i leader delle agenzie Onu fanno notare che il Programma alimentare mondiale, che è stato incaricato di n mettere in piedi la struttura logistica di questa risposta umanitaria internazionale, ha bisogno di findi supplementari per pagare il trasporto degli aiuti, noleggiare le navi e fornire aerei per portare medicinali e equipaggiamenti, operatori sanitari e altro personale essenziale anche nelle aree più remote.

La lettera aperta conclude ricordando ai donatori che «Tutti gli elementi del Piano mondiale di risposta umanitaria sono essenziali e necessitano di un finanziamento continuo ma, senza questi servizi comuni di logistica, la risposta mondiale potrebbe bloccarsi. Noi, organizzazioni umanitarie di tutto il mondo, vi invitiamo quindi a sostenere urgentemente questo sistema mondiale di approvvigionamento di emergenza con un ammontare iniziale di 350 milioni di dollari, per permettere un’espansione rapida dei servizi comuni di logistica».

 

FONTE greenreport.it

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