Domenica, 28 aprile 2024 - ore 17.37

Non è una vittoria, ma un punto di partenza | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Non è una vittoria, ma un punto di partenza | Alessandro Lucia

Tanti avvenimenti hanno caratterizzato quest’ultima settimana politica. Prima di tutto, la vittoria di Hollande in Francia, superando l’uscente Sarkozy al ballottaggio, e inaugurando forse una svolta nella politica europea. Insieme a ciò, dalle urne greche è uscita un’altra batosta all’Europa del rigore: il KKE (Partito comunista) ha l’8% e Syriza, la sinistra radicale, ha ottenuto 52 seggi, affermandosi come seconda forza politica, ed ha ora la possibilità di provare a formare il governo, dato che i conservatori hanno rinunciato. Le elezioni politiche tedesche e italiane potrebbero quindi diventare un punto di partenza per un cambiamento nel “modello europeo” dettato da Merkel-Sarkozy.

In attesa del 2013, le amministrative italiane hanno parzialmente espresso ciò che molti si attendevano:  con una prima visione d’insieme si può dire senza dubbio che il centrodestra ha subito una sconfitta epocale e quasi omogenea. A parte Verona dove il leghista Tosi domina quasi incontrastato, Trani, dove le alleanze del centrosinistra sono una barzelletta (PD con Udc, Sel e Fli mentre Rifondazione Comunista si è presentata con l’Api di Rutelli), Catanzaro (dove per una manciata di voti non ha vinto al primo turno) e quasi nient’altro, il Pdl (e con lui la Lega) ha più che dimezzato il proprio bacino elettorale. Mentre il PD, pur perdendo dei voti anche a causa del poderoso astensionismo, regge bene e supportato da numerose liste civiche si prepara a governare in molti comuni. Discreto inoltre il risultato dei partiti “a sinistra” del PD, cioè Sel, Rifondazione e Comunisti Italiani. Casi particolari sono Genova e Palermo. In quest’ultima Orlando (Idv e Federazione della sinistra+Verdi) distanzia Ferrandelli (PD e Sel), mentre Doria stacca di trenta punti percentuali il secondo, sostenuto dal Terzo Polo, il quale a sua volta ha preso poco più del terzo che, un po’ a sorpresa (ma forse poi neanche tanto), è il candidato del Movimento 5 Stelle.

E’ questa la vera novità, sebbene sia prematuro parlare di “vittoria”, Grillo può essere più che soddisfatto del radicamento nel territorio della sua creatura e sbaglia Napolitano quando dice che non c’è stato nessun boom del M5S. Il “boom” c’è stato, ed è pericoloso sottovalutarlo, perché evidenzia purtroppo i limiti dei partiti tradizionali nella loro capacità di ascoltare ed essere ascoltati dagli elettori che, sì stufi di un centrodestra incompetente, hanno preferito però premiare un movimento nuovo, piuttosto che la sinistra. Ciò è anche facile da spiegare, vedendo le ultime esibizioni di Grillo, che ha tentato (in maniera penosa e spesso con metodi deprecabili) di raccattare voti a destra e a manca (letteralmente), attraendo sia comunisti che leghisti, diventando, in particolare al nord, il terzo partito: a Parma è il secondo (20%) e in un paesino veneto hanno addirittura eletto il sindaco.

Oltre alle elezioni, è da segnalare che in Sardegna è stata appena stata approvata tramite un referendum a schiacciante maggioranza l’abolizione di quattro province ed altre misure di tagli ai costi della politica, argomenti su cui ha fatto pesantemente leva il Movimento 5 Stelle nella sua propaganda elettorale.

Ora, il buon risultato (tutto sommato) del centrosinistra a queste elezioni deve essere accompagnato da una riflessione su questi temi, se non altro per riallacciarsi a un elettorato sempre più distante e insofferente.

Se non si vuole lasciare in mano al populismo-vaffanculismo ingenti fette di votanti, sarà bene iniziare a puntare pesantemente su quello che gli elettori vogliono, rinnovamento, trasparenza e soprattutto contenuti, idee, progetti che evitino il soffocamento delle fasce deboli e permettano che la crescita che serve al paese sia più equamente finanziata,  perché è assolutamente necessario recuperare chi in questa tornata si è astenuto,  per avviare come molti vogliono un progetto simile a quello di Hollande in Francia, come d’altronde un po’ tutti si aspettano, a sinistra.

 

Alessandro Lucia

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