Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 12.21

Un viaggio tra i 'Frammenti di cuore' di Silvio Bonaldi

Un diario di viaggio attraverso il quale Silvio Bonaldi attraverso la scrittura ci offre spunti di riflessioni sul vivere quotidiano, sull’amore, sulla sofferenza e l’amicizia.

| Scritto da Redazione
Un viaggio tra i 'Frammenti di cuore' di Silvio Bonaldi

 

Non ho ancora avuto il piacere di conoscere Silvio Bonaldi, l’autore di questo libro che ho volutamente letto in momenti di solitudine e tranquillità assoluta, una necessità più che una scelta. Mi piace pensare all’autore come ad un marinaio che lascia il suo porto prendendo la rotta della sua vita con la bussola del suo cuore. Un viaggio di cui  lascia testimonianza su un diario consunto e stropicciato dal vento e dal mare. Si dice che ogni scrittore abbia la sua personale cassetta degli attrezzi, io ho immaginato quella di Silvio un pò ammaccata e scolorita dalla salsedine, ma solida e capiente. Dentro pinze, cacciaviti, chiodi, ma anche pennelli per ridare  colore e corde e per risistemare le vele prima di riprendere il viaggio.  Cosi dopo aver letto questo bellissimo diario di vita, ho preso penna e carta ed ho scritto una lunga lettera: sull’intestazione non ho messo nessun indirizzo, ma solo un nome ‘Brucoblu’.

 

 

 

  • Ho letto questo libro nella tranquillità e nella solitudine della sera per apprezzarne ogni singola parola, immagine ed emozione che mi veniva suscitata. Non credo ci sia altro modo di apprezzare appieno il senso di questa testimonianza. Quel viaggio senza ritorno che è la vita, le sue albe, i suoi tramonti ed i suoi silenzi. Parlami di questo tuo viaggio intrapreso attraverso la scrittura.

 

"Mi piace l’idea di questo mio libro visto come un viaggio, non ci avevo mai pensato, ma effettivamente devo dire che è proprio azzeccata come definizione. In un giorno di qualche anno fa, ho sentito proprio la necessità di raccontare (e di raccontarmi) di quello che è stata la mia vita sviluppatasi in questa minuscola frazione di campagna, dove sono nato e dove vivo tutt’ora. Un piccolo paesino che, perso in un angolo di mondo, mi ha sempre regalato emozioni, vuoi perché è sempre stato il mio mondo, dove non mi mancava niente, dove c’era un’osteria (quella dei miei genitori), dove c’era una chiesa con tanto di oratorio e cinema, dove c’erano persino le scuole, asilo ed elementari, che io ho ovviamente frequentato. E cosi mi sono detto, visto che in qualche modo questo posto ha qualcosa di magico, perché non raccontarlo a chi ci è vissuto in primis, e poi a tutti gli altri che forse Alfiano Vecchio non lo conoscono nemmeno? Allora mi sono messo davanti ad un computer e come per incanto ho “riscoperto” la mia passione per lo scrivere, per il raccontare quei piccoli episodi di vita che per una buona parte mi hanno visto come protagonista, ma che per molte altre parti ne sono diventato il “narratore” se cosi possiamo dire".





  • La scrittura ti ha dato modo di raccontare la tua storia e le tue emozioni. Come hai scoperto il piacere di scrivere e cosa rappresenta per te?

 

"La scrittura per me è sempre stata una valvola di sfogo, anzi se devo essere sincero, dopo il brutto periodo in cui sono inciampato, è stata davvero un’auto terapia, dovevo in qualche modo alleggerirmi del peso che mi opprimeva e cosi, ho trovato il modo di approcciarmi al mondo esterno con tutta la naturalezza che mi contraddistingue. Non avevo mai pensato di arrivare a scrivere e a raccontare di quello che è stata la mia vita, che è stata una vita qualunque, una vita ordinaria ma che per certi versi, per certi accadimenti si è trasformata in una vita straordinaria. Non credo di averla propriamente scoperta, credo sia una dote, quella dello scrivere, insita nel mio essere, credo sia davvero nata con me, vista la facilità che trovo quando, nero su bianco, racconto di quello che voglio dire. Prova è che ancora oggi i miei compagni di scuola delle superiori, (che ormai mi conoscono da quarantacinque anni), ancora oggi mi raccontano di quanto era “innamorata” di me la professoressa di italiano, per i temi che svolgevo e che la lasciavano senza parole ogni volta che ne leggeva uno".

 

 

  • ‘Spesso mi domandano come faccio a raccontare così come se niente fosse, i sentimenti che mi attraversano il vivere quotidiano’. In una società che tende a catalogare ed a giudicare tutto e tutti spesso senza entrare nel merito delle cose, quale è stata la necessità che ti ha portato a decidere di pubblicare questo tuo diario autobiografico?

 

"Allora, la vera necessità che mi ha portato a pubblicare questo mio “viaggio”, come l’hai definito tu, tra i meandri della mia vita, è stata la volontà di lasciare di me e delle mie emozioni, un ricordo indelebile. Mi spiego, spesso ci vengono raccontate storie dai nostri genitori o dai nostri nonni (e il mio di nonno era bravissimo), che ascoltiamo con attenzione ma che poi, per molteplici fattori, in qualche modo dimentichiamo, o ricordiamo a stento. Ecco, io non volevo che questo succedesse e cosi, ho pensato di pubblicare questo mio libro soprattutto per lasciare ai miei figli, Fulvio e Asia, un ricordo di me che restasse per sempre, a discapito del tempo che passa. Ho pensato che radunando i miei pensieri in un piccolo forziere, (che poteva essere questo libro), questi sarebbero vissuti all’infinito. Ad essere sincero era un progetto che avevo intenzione di stampare in poche copie da regalare a persone a me care, ma visto poi l’interesse che ne è scaturito, soprattutto su chi mi segue nei social, è nata l’idea di pubblicare, tutto qua". 

 

  • Leggendo il tuo libro ho avuto la sensazione che i personaggi, in alcuni tratti e non casualmente, ne siano stati anche i narratori. Come hai vissuto questa compartecipazione?

 

"Beh, devo dire che mi piace questa tua sensazione, è vero, spesso mi sono lasciato trasportare nel raccontare di episodi che mi vedono proprio nei panni del narratore, anche se, devo confessarlo, in qualche modo mi sono sempre sentito coinvolto in quello che volevo venisse detto. Non mi sono limitato ad esporre le cose cosi come mi sono state riportate, ho sempre cercato di dare la mia versione, facendomi coinvolgere dai sentimenti e dalle emozioni che mi sono scaturite dentro, sempre analizzando quello che volevo saltasse fuori, e cosi mi sono sempre impegnato a dare quel mio tocco personale raccontando il tutto come se fosse capitato in qualche modo anche a me".

 

 

  • ‘Ho un comodino che sembra la filiale staccata di una biblioteca’. Che rapporto hai con i libri e quali sono le tue preferenze di genere e di autori?

 

"Con i libri ho sempre avuto un bellissimo rapporto fin da bambino, e in casa mia si leggeva parecchio, e credo di aver ereditato questa passione che mi accomunava soprattutto dai nonni. Mi hanno sempre affascinato i libri, per le storie che raccontavano, per le copertine che mi incuriosivano, per il profumo delle loro pagine mescolato all’odore di inchiostro che le parole rilasciavano. E ho avuto anche la fortuna nella vita di aver incontrato Angela, mia moglie, che i libri li divorava, a discapito di musica e televisione. Spesso, ancora oggi, ho la sua immagine che mi passa per gli occhi, la rivedo seduta sul divano intenta a fantasticare tra le pagine di un libro. Io ho sempre letto di tutto, ma non amo i racconti horror e i gialli in genere. Ho avuto una buona passione per Camilleri, ultimamente ho scoperto Matteo Bussola che mi piace molto, ma il mio preferito, tra gli scrittori italiani è senza dubbio Andrea Vitali, mentre tra gli stranieri, (e ne leggo parecchi), in cima alle preferenze c’è senza ombra di dubbio Glen Cooper".

 

  • ‘Certo che a volte la vita è proprio strana, basta un attimo, basta un odore, basta una parola, basta una fotografia ed ecco che improvvisamente ti si spalancano le porte dei ricordi, ed è come se ti ci trovassi nel bel mezzo’. Le prime pagine sono colme  di tuoi ricordi da ragazzino, quando ancora venivano impressi dai sensi in un posto al sicuro nel nostro cuore e non in un freddo cellulare. Ti capita spesso di ‘inciampare’ nei tuoi ricordi?

 

"Credo che chi riesce a ricordare e a rivivere i ricordi come faccio io, abbia una grande fortuna che lo accompagna nella vita. E’ vero, nel mio quotidiano mi capita spesso di inciampare, in attimi che improvvisamente, (come se fosse una magia), mi catapultano di colpo nel passato. E la cosa bella è che, oltre a ricordarli con nitidezza, ho la possibilità di ritrovarmi coinvolto come se mi fosse appena successo. Lo so, sembra una cosa inusuale, ma davvero, mi capita di rivivere episodi e accadimenti come se mi fossero appena capitati, e questa è una bellissima cosa perché in qualche modo mi permette di rivivere un’altra volta quello che già ho vissuto. Diciamo che in un certo modo è come se vivessi due volte gli stessi fatti, con la grande differenza che raccontandole (la seconda volta), colgo tutti quegli aspetti e quelle sfumature che nel primo vissuto non ho notato o mi sono sfuggite. Ecco quindi quale è la grande fortuna che ho nel ricordare e nel rivivere i ricordi, è come, ripeto, se li vivessi due volte, e questa sensazione mi riempi davvero il cuore e l’anima".

 

  • ‘Potrei raccontare di una bellissima storia d’amore, di quelle che nei romanzi rosa non finiscono mai.’ In ‘Storia d’amore’ rivivi la tua storia con Angela, che viene bruscamente interrotta da un destino impietoso. Leggerlo è stato come ‘sbobinare’ dei ricordi attraverso una vecchia cinepresa: niente alta definizione che tanto va di moda adesso, ma tanta emozione rivissuta attraverso il semplice e totale abbandono alle emozioni suscitate. Che emozione provi quando riaccendi quella ‘vecchia cinepresa’?

 

"Sembrerà banale come risposta ma, in tutta onestà, ti confesso che riaccendere quella ‘vecchia cinepresa’ che mi ricorda i momenti più intensi della mia vita, in qualche modo è prendere coscienza di quanto bella e intensa è stata la mia vita. E’ come se ogni volta che inciampo nel ricordo di Angela, bello o “brutto” che sia, io mi risentissi addosso tutte le emozioni e le sensazioni che hanno costellato il mio vivere quotidiano con lei. E non è una cosa sempre facile sai? Spesso mi lascio travolgere anche da un senso di pesante sconfitta, soprattutto perché avrei voluto che la nostra storia durasse per sempre. Ma rivedere come un film quello che è stata buona parte della mia vita con lei è in qualche modo “sentirmi vivo”. E cosi, spesso mi metto comodo e rileggo le cose di lei che ho scritto e che tengo custodite nel cuore. Ascolto i battiti, perché rivivono di emozioni, perché si perdono nel tempo e a volte, penso che davvero tutto che ci è capitato non ce lo meritavamo, e mi arrabbio perché alla fine la nostra storia è stata una storia conclusa davvero con un bruttissimo finale".

 

  • ‘Cinque minuti e tutto ti cambia…’ Questo breve incipit prelude ad un testo che ti arriva come un macigno, una lettura tanto faticosa quanto necessaria per assorbirne il senso ed il valore. Li ho capito di essere entrato in sintonia con le pagine del libro e dei suoi personaggi. Cosa rappresenta per te ‘Cinque minuti’?

 

“Cinque minuti” credo sia davvero uno degli episodi più pesanti e sofferti della mia vita, e anche lo scriverlo e il raccontarlo mi è costato ancora molta, molta fatica, soprattutto perché, già come ti ho spiegato prima, l’ho rivissuto con tutta la consapevolezza di quello che ho passato. Raccontarlo e riviverlo è stato un tutt’uno, mi ci sono tuffato dentro e mi sono risentito travolgere, come se mi fossi ritrovato in mezzo ad uno tsunami, sballottato da tutta la violenza che ha spazzato via la leggerezza di un tranquillo vivere quotidiano. E’ stata la svolta che ha scombussolato e cambiato la mia vita, la vita di Angela, la vita dei miei figli, è stato rivivere ogni attimo come se fosse infinito, è stato precipitare nell’oblio assoluto, è stato prendere coscienza che in cinque minuti tutto può cambiare, e anche se mi sono aggrappato a tutte le forze che mi hanno sostenuto, ho capito da subito che era l’inizio della fine, e il rammarico di non avere tra le mani nessuna soluzione è la cosa che, ancora oggi, mi pesa ancora sul cuore. Cinque minuti terribili che hanno sconvolto le nostre esistenze, e che credo non dimenticheremo mai".

 

 

  • Nel libro si trovano diversi racconti apparentemente lontani dai fatti, dai luoghi e dai personaggi della tua quotidianità. Da dove nasce la necessità di scrivere ed inserire questi racconti.

 

"Ti svelo un piccolo segreto, a proposito dei diversi racconti che ho sparpagliato tra le pagine del mio libro. E’ vero, la mia quotidianità non è protagonista, ma questi racconti nascono da piccoli fatti che invece costellano il mio vivere quotidiano. Difficilmente descrivo cose che invento totalmente, anzi, direi che non lo faccio proprio mai. Io attingo a fatti che vivo in qualsiasi situazione, che a volte mi vedono protagonista per la maggior parte, mentre in altre mi ci inquadro come spettatore. E cosi, acchiappo lo spunto giusto e ci costruisco una piccola storia, analizzandola e raccontandola dal mio punto di vista, mettendoci particolari e situazioni che spesso, mi danno la possibilità di far passare come reali episodi che invece reali non sono, e viceversa rendere fantasiosi episodi che accadono davvero. E mi diverto a mischiare realtà e fantasia, confondendo volutamente le idee, perché è divertente confezionare piccole storie e lasciare intravedere che “forse” sono davvero capitate, anche se in molti casi invece sono solo frutto di una leggera scrittura e di una buona e fervida fantasia". 

 

  • Ci sono brevi scritti, anche della lunghezza di un paragrafo, che sono molto vicini alla forma poetica sia come costruzione che come retorica. Da dove e come nascono?

 

"E’ vero, questi brevi scritti a cui tu accenni, più che chiamarli poesia, come fa qualcuno, sono invece piccoli pensieri nati all’improvviso. Io vivo a piene mani ogni attimo che la vita mi presenta, amo fare lunghe camminate in solitaria, accompagnato sempre dagli auricolari che diffondono musica, che mi fa compagnia e che mi alleggerisce la fatica. E mi capita spesso, anzi molto spesso, che guardandomi attorno e osservando con attenzione quello che ho attorno, capita che nascano improvvisi questi pensieri. Che io poi “prendo al volo”, tiro fuori il cellulare che sta sempre con me e in un attimo, li trasformo in qualcosa di solido, prendo nota e me li scrivo, fermandoli per sempre nel tempo. E’ un altro modo quindi di “rinchiudere” quelli che sono davvero le sensazioni e i pensieri che mi passano per la testa. E il filo che unisce le pagine di diario (impegnative per la loro stesura), i racconti (frutto di elaborazione e fantasia) e le “quasi poesie” è il modo diverso di raccontare quelli che sono i frammenti di quello che vivo, cosi, semplicemente".

 

 

  • ‘E ancora una volta ho lasciato correre, e mi sono detto che da sconosciuto non potevo fare niente contro quella disperazione, ho lasciato perdere e mi sono avviato verso il mio reparto’. Il vissuto è l’essenza di questo libro, scriverne ti ha dato modo di rivivere i momenti più significativi attraverso il punto di vista del lettore per acquisirne una nuova consapevolezza. Quali riflessioni ne sono scaturite?

 

"E’ stato molto importante scrivere di situazioni vissute, ed è stato anche emotivamente molto pesante. Raccontare dopo anni di cose accadute non è stato per nulla semplice, già dalle prime righe, mentre ricordavo e rivivevo l’accaduto, già dalle prime righe ho trovato quella forza che mi sarebbe servita al momento per vivere quegli episodi in modo più consapevole e coraggioso. Ma come sappiamo bene, spesso è più facile analizzare le cose col senno di poi, appunto perché le hai già vissute e le puoi vedere da un altro punto di vista. Raccontare l’accaduto e rendersi conto che avrei potuto comportarmi diversamente è come sentirsi un’altra volta sconfitto. Spesso il coraggio lo trovi quando ti sei lasciato la situazione alle spalle, e rendersene conto è già davvero troppo tardi. Cosi analizzando l’accaduto e prendendo coscienza che le cose potevano andare in maniera diversa mi ha aiutato ad affrontare il presente con più leggerezza, aiutandomi quindi ad aggiustare il tiro e a comportarmi in maniera più coraggiosa e responsabile".

 

  • ‘ 4 Febbraio’ è un passaggio molto toccante del libro che porta a riflettere sulla fragilità umana e sull’importanza di condividerla attraverso valori come l’amicizia e l’amore. Se ti chiedessi un consiglio su come apprezzare la vita in tutti i suoi aspetti quale sarebbe?

"In tutta sincerità non so se ho davvero un consiglio vero e proprio da dare, però forse lo posso anche azzardare, la vita non è proprio cosi facile da vivere, lo so e lo sappiamo tutti. Io mi sento di dire questo, spesso è davvero difficile affrontare le avversità che il destino ci presenta, ed è davvero dura sopravvivere a tutto quello che ci capita. Per questo a volte bisognerebbe prendere un bel sospiro e analizzare tutto quello che ci capita nella vita. Ci si perde in infinite stupidate, ci si arrabbia per un nonnulla, ci si avvelena l’esistenza perché spesso non ci si rende conto che quello che di bello abbiamo nella vita basta e avanza. Bisognerebbe invece affrontare la vita con più leggerezza, con spirito diverso, forti della consapevolezza che niente è eterno. Bisognerebbe vivere giorno dopo giorno il poco che si ha, e tenerselo stretto come un immenso tesoro che non perderà mai valore. Per questo consiglio di godersi la vita per le belle sfaccettature di cui è composta, vale la pena viverla bene perché tutto può cambiare da un momento all’altro, e spesso, cambia in peggio".

 

 

  • Spesso ti immergi nella natura che ti circonda con i suoi colori, le sue forme ed suoi odori. Il tempo ci sfugge dalle mani rendendo vano ogni nostro tentativo di trattenerlo. La vita passa come passano le stagioni ognuna bella a suo modo. Che stagione stai vivendo della tua vita?

 

"Io, ti dirò, in questo momento sto davvero vivendo un momento pieno di leggerezza e serenità, e analizzando il passato mi rendo conto che la mia brutta stagione l’ho passata, a fatica, e me la sono lasciata alle spalle. Come dici tu, nel mio vivere quotidiano, trovo la forza di affrontare ogni giorno godendo dei colori, degli odori e dei profumi che la natura mi regala. Mi godo appieno ogni giorno, vivo a piene mani il presente, non preoccupandomi di quello che potrà accadere domani, perché domani è già futuro. Sono nel bel mezzo di una nuova stagione, potrei paragonarla all’estate se proprio devo scegliere, stagione che riempio come ho già detto della leggerezza, della tranquillità, e della serenità che mi rende facile vivere ogni momento. E mi sento cambiato, quello che mi è successo mi ha cambiato, e mi ha cambiato in meglio, e mi sento felice, anzi, io sono felice... credo che basti come risposta vero?".

 

  • ‘Essere papà è un gran bel mestiere. Perchè negli occhi ti porti tutto l’amore che hai seminato per i tuoi figli.’ Come condividi e cosa ne pensano i tuoi figli di questa tua necessità di esprimere le tue emozioni attraverso la scrittura? 

 

"Questa è una domanda difficile, non ti so spiegare come la vivono i miei figli questa mia necessità di esprimere queste mie profonde emozioni, io credo la vivano bene, fino ad oggi non mi hanno mai “sgridato” e quindi credo apprezzino questo mio raccontare. Dopotutto questo mio libro, ripeto, è nato perché volevo lasciare a Fulvio ed Asia il ricordo felice di quello che sono stati la loro mamma e il loro papà, tutto qui. Certo, sono consapevole di raccontare cose spensierate e cose dolorose, ma questa è stata la mia vita, questa è stata anche la loro vita. Non mi sono mai nascosto dietro ai sentimenti e loro che mi conoscono bene lo sanno, lo so, scriverle le cose forse è più facile che dirle a voce, ma io ho trovato questo modo di raccontare, mettendomi a nudo senza pudori. Dopotutto l’amore è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, ed è giusto che io condivida questo con loro attraverso gli scritti che ho pubblicato. Sono felice che le mie parole sopravvivano anche quando ci sarò più, credo sia il più bel regalo che io abbia potuto lasciare loro, e ne sono orgoglioso, ho tra le mani un sogno che si è avverato, e non capita tutti i giorni".

 

 

  • ‘E così oggi è nato Brucoblu, oggi è nato un altro me!'. Così chiudi ‘2016 Claun in corsia (claun proprio scritto così)’. Arrivato alla meritata pensione hai deciso di prestare parte del tuo tempo al volontariato a fianco di coloro che soffrono e combattono una battaglia di cui porti ancora i segni. Perdona la mia domanda provocatoria, ma non sarebbe stato più facile restare per goderti la pace di Alfiano ad ammirare albe e tramonti ed a scrivere belle storie?

 

"A dire la verità non ho aspettato la meritata pensione per decidere di fare del volontariato, ho iniziato come ricordi tu nel 2016, mentre in pensione ci sono arrivato a dicembre del 2019. Ho sorriso alla domanda che tu ritieni provocatoria, ma davvero, forse sarebbe stato più facile godere di tutta la tranquillità che mi regala il vivere qui ad Alfiano Vecchio, ma non mi sarebbe bastato. Mi sono ritrovato di punto in bianco “da solo”, ad avere un sacco di tempo a disposizione, e non volevo sprofondare nello sconforto che spesso la solitudine ti mette addosso. E così, fatta la scelta del volontariato mi ci sono buttato a capofitto, felice di donare il tanto tempo che ho a disposizione a persone che ne possono beneficiare. Mi piace rendermi utile, mi piace indossare il mio Naso Rosso, mi piace regalare sorrisi e portarmi a casa emozioni e sensazioni che mi arricchiscono ogni giorno di più. E credimi, tutto il tempo che impiego per altri è tutto tempo ben speso, e sono felice e soddisfatto di quello che sono diventato in questi anni e di quello che faccio. E ti dirò, di tempo ne ho ancora tanto a disposizione, e cosi, oltre a spenderlo per gli altri ne avanza anche per me: così riesco anche a godermi albe e tramonti, riesco a scrivere belle storie e riesco a godermi a pieno la tranquillità che qui mi circonda, e mi godo la vita che ho, e tutto questo mi rende felice e soddisfatto". 

 

  • E’ inevitabile tornare sull’immane tragedia che ci ha colpiti, e ci sta ancora colpendo: la pandemia da Covid 19. Si è detto e si è scritto molto, forse anche troppo. Come hai vissuto questi mesi di isolamento e come ne è stata influenzata la tua scrittura?

 

"Diciamo che questa pandemia, nel mio piccolo, l’ho combattuta proprio sul campo, purtroppo, come tantissime altre persone, anche io sono stato colpito dal virus, mi sono preso la mia bella batosta, ho vissuto in isolamento lontano dai miei figli, ma me la sono fortunatamente cavata. Ho sofferto per la loro mancanza prolungata, mi è pesato molto non poterli vedere e non poterli avere vicino. Oltretutto questa pandemia ha portato ad uno stop anche alla nostra attività di volontariato come Claun di corsia (per ovvie ragioni), ma io non mi sono arreso e guarito, mi sono arruolato prestando la mia opera per l’associazione “CremonAiuta” nata nel periodo, facendo la spesa e portandola a casa a chi ne faceva richiesta. Ho continuato comunque a rifugiarmi nei miei ricordi e nelle cose che mi capitavano nel frattempo, scrivendo e raccontando come sempre, prendendo spunti anche da questo nuovo volontariato giornaliero. Lo scrivere è sempre stata un’ottima terapia per me, mi ha fatto bene all’anima e allo spirito, per questo non ho mai smesso, anche in un periodo difficile come questo".

 

 

  • ‘Ho provato a spiegare al mio cuore che, nonostante tutto, la vita è bella per quello che ho’ … ‘E me ne sto lì in disparte, agli angoli del mondo, e mi godo lo spettacolo che la vita mi prepara ogni giorno.’  I due incipit di ‘Il presente’ ed ‘In disparte’, due dei tanti viaggi introspettivi che affronti attraverso le pagine del tuo libro, e lo fai al ritmo del tempo scorre scandito dai battiti del tuo cuore al quale dedichi ‘Il presente’. Nell’ultima parte sembra che il cielo del tuo orizzonte si faccia più sereno.

 

"Eh si, tu non immagini nemmeno quanto mi faccia felice leggere che, ne “il presente” tu abbia colto tutta la serenità che io ci ho nascosto dentro. In questo ultimo anno, terribile per alcuni versi, una cosa bellissima mi è proprio capitata, e anche in questo caso, in qualche modo, ho affidato l’accaduto ad un pezzo che ho scritto. Ho, se posso dirlo, in qualche modo ricominciato a vivere, ho ritrovato sulla mia strada una donna che mi ha regalato, e mi regala, tutte quelle emozioni che pensavo perdute per sempre. E cosi ho parlato al mio cuore, raccontandogli tutte le belle cose che mi sono capitate, assaporandone ancora una volta i battiti, che in qualche modo, con questa nuova figura al mio fianco, sono cambiati. Credo che un grande dolore (come un grande amore) non potrà mai  essere cancellato dal cuore, e infatti tutti i momenti restano e verranno custoditi per sempre. Ma credo anche che a volte, la vita, ti presenti una nuova opportunità per ricominciare, e a me, anche se non ci avrei mai creduto, è capitato. E questo traspare nelle ultime pagine del libro, dopo un periodo molto buio, una piccola luce (che spero diventi sempre più grande) si è accesa, e io, vivo il momento con tutta la positività che mi serve per viverla a pieno". 

 

  • C’è un momento, un’immagine, una emozione, un aneddoto a cui sei legato in modo particolare e che piace ricordare sfogliando le pagine del tuo libro? 

 

"Beh, ci sono stati vari momenti che mi emozionano ancora se penso a quello che è stata la realizzazione di questo libro: prima di tutto il vederlo prendere forma. Ma l’emozione più grande è stata proprio il tenerlo tra le mani con quell’immagine in bella vista che è la copertina. La fotografia infatti, (scattata anni fa da Asia, e che raffigura il paesaggio che io vedo dalla finestra della mia stanza da letto), è un’immagine che fin da subito mi si è stampata sul cuore. Quando mi è stata mandata su ‘whatsapp’, il primo pensiero è stato “se un domani io dovessi finalmente pubblicare un libro, questa sarà la copertina…” e così ho fatto. E quando, dopo aver affidato il tutto al sito per l’auto pubblicazione mi è stata recapitata la prima copia stampata, l’ho tolta dalla scatola,  me la sono ritrovata tra le mani, mi sono emozionato fino a ritrovarmi con gli occhi liquidi. Credo che davvero questi siano stati gli attimi più intensi, vissuti nella conclusione di tutto questo progetto".

 

 

  • ‘Mi perdonerete se ogni tanto ci si perde tra le pieghe del tempo (che ha la sua importanza, certo), ma alla fine ho deciso di lasciare l’ordine in disordine. Tutto qua. Silvio.’ Concludi il tuo libro con questa riflessione. Cosa ti ha lasciato questa esperienza nel tuo intimo e nel rapporto con chi ti ha letto?

 

"Devo dirti che questa esperienza mi ha portato a vivere di tantissime belle cose che porto custodite nel cuore. Mi ha portato a conoscere nuove persone che mi hanno chiesto di poterlo avere questo libro, incuriosite dal mio modo di raccontare (come ben sai il libro l’ho distribuito quasi porta a porta), e ogni volta l’accoglienza che mi è stata riservata è stata quella di aver ritrovato un “vecchio amico” che non si vedeva da tanto tempo. Ho avuto modo di ascoltare dai miei lettori/lettrici le loro storie, spesso costellate dal dolore più profondo, figlio di questo drammatico periodo di pandemia. Ma le più grandi soddisfazioni poi sono arrivate con le “recensioni” nate dopo la lettura del libro stesso: c’è chi l’ha divorato in alcuni casi (preso in mano e letteralmente letto tutto d’un fiato), e c’è chi invece si è preso molto più tempo centellinadolo pezzo dopo pezzo. E ho ricevuto messaggi e opinioni personali che spesso mi hanno fatto sentire davvero a disagio per la loro profondità e per il tanto affetto che ne traspariva. Mi sono sentito ringraziare all’infinito perché mi hanno detto che in qualche modo le mie parole arrivano dritte al cuore, e che il mio raccontare è cosi limpido che le cose si leggono, si vedono, si vivono, così come è capitato a me. Addirittura una signora, per telefono, mi ha letteralmente detto “di aver fatto un miracolo, perché con le mie parole sono riuscito ad aggiustare il suo cuore, a pezzi dopo la perdita del marito”. Il mio intento era proprio quello di voler emozionare con questo mio lavoro, far “vedere” attraverso le mie parole quello che ho vissuto, e credo di esserci riuscito". 

 

  • E torniamo qui, sulla barca ormeggiata al molo, dove resta in attesa del momento giusto per ripartire. Dove dirigerai  la prua di 'Brucoblu' quando mollerà nuovamente gli ormeggi? 

 

"La mia piccola barca, rimessa a nuovo, riparata e riverniciata, ora è pronta per affrontare quello che, spero, sarà un futuro di speranza, di leggerezza, di tranquillità, di serenità e di amore. Ora sono sereno, ora sono felice di nuovo, ora ho nuove prospettive su quello che mi potrà capitare nel proseguo di questo mio viaggio, come lo chiami tu. Ho avuto la possibilità di ricominciare a vivere e voglio godermi attimo dopo attimo, con tutta la spensieratezza di cui ho bisogno. E in questo nuovo viaggio cercherò di tenermi stretto tutto l’affetto e l’amore che sento per i miei figli, e cercherò di coltivare al meglio anche questo “nuovo incontro” che ha dato nuovi battiti e nuova linfa al mio cuore, e mi auguro che tutto il bello che ho tra le mani ora, duri per sempre".



 

Due lettere, che voglio fortemente pensare vergate a mano, quella delle mie domande e quella di ritorno con le sue risposte, ne è uscito un piacevole dialogo, da cui ho avuto solo delle conferme di sensazioni avute durante la lettura, durante la quale, come mio solito, ho preso molti appunti per capirne il senso e trovare lo spunto alle mie domande.

Ma alla fine erano cosi tante che mi sono reso conto che  tutto quello che mi serviva mi era rimasto appiccicato all'anima. Ora che sò che ad Alfiano Vecchio arriva il mare ed è solo merito di quel marinaio scrittore che torna al suo porto per raccontarci del suo viaggio. 

 

-Gazzaniga Daniele-

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