Si racconta che il grande fisico Albert Einstein, nato in Germania da una famiglia di origine ebraica, una volta costretto a espatriare negli Stati Uniti a causa delle persecuzioni naziste, trovatosi costretto a dichiarare a quale “razza” appartenesse, abbia risposto così: “L'unica razza che conosco è quella umana”.
Quasi settanta anni dopo però, in un’Italia e un’Europa democratiche, gli episodi di razzismo e di intolleranza non si sono affatto estinti. Le organizzazioni di estrema destra continuano le loro farneticanti campagne impregnate di razzismo e odio, tristemente accompagnate da aggressioni che spesso finiscono in tragedia. E’ notizia recentissima, proprio degli ultimi giorni, quella del campo rom di Torino, bruciato dopo la notizia (falsa) dello stupro che una ragazza torinese si era inventata, accusando due rom. O della strage compiuta da un estremista, vicino a CasaPound, al mercato di Firenze, dove ha ucciso due senegalesi.
Sono episodi tristi, che nessuno si aspetterebbe in una società culturalmente progredita come la nostra. Ma fino a quando esisterà il germe del fascismo, sotto qualunque forma più o meno nascosta si presenti, non potremmo mai dire di essere veramente una società giusta. Gli episodi di razzismo, scatenati dall’ignoranza e dal fanatismo di pochi, si presentano come una macchia indelebile nelle coscienze di milioni di italiani onesti, giusti, e proprio per questo antifascisti.
Coloro che non si piegano all’idea malata dell’esistenza di una razza superiore, devono combattere questo cancro che ci minaccia silenziosamente. Gesti come quelli di Torino o Firenze, ma se ne potrebbero elencare molti altri, devono indignare le persone per bene e spingerle verso una strenua e costante nuova Resistenza.
Vorrei per questo ricordare una frase esemplare del Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù: “il razzismo non è altro che l'espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini”.
Antirazzisti e antifascisti sempre, quindi. Senza se e senza ma.
Alessandro Lucia
