Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 21.44

Il debutto su Prime video di Massimiliano Pegorini con “Il talento del calabrone”

In un’anno dove fare cultura e spettacolo in presenza è stato impossibile, l’attore cremonese Massimiliano Pegorini ha debuttato sulla piattaforma digitale Prime Video.

| Scritto da Redazione
Il debutto su Prime video di Massimiliano Pegorini con “Il talento del calabrone”

Della mia spensierata giovinezza fa i tanti e piacevoli ricordi, c’è anche quello di un negozio sull’angolo tra viale Trento Trieste e largo Paolo Sarpi.

Sulle insegne gialle e blu era ben visibile la scritta ‘Blockbuster’.

Siamo negli anni ‘90 e grazie a questa catena di negozi americana, per qualche mille lire, si poteva noleggiare un film su videocassetta da visionare comodi sul proprio divano. Niente code alla biglietteria, niente orari di visione e sopratutto niente ‘teste’ in platea ad oscurare la visuale del grande schermo.

Blockbuster chiuse i battenti qualche anno dopo, poi proliferarono i piccoli negozi indipendenti di noleggio DVD.

Almeno fino a qualche anno fà, quando la rete internet, riuscendo a gestire notevoli moli di dati, permise la fruizione del servizio in streaming attraverso diverse modalità di abbonamento.

Tra i colossi che sono stati in grado di affrontare con grandi investimenti questa riconversione al digitale c’è sicuramente Amazon con Prime Video.

Una piattaforma che offre anche ‘contenuti originali’ della divisione Amazon Studio, con opportunità di lavoro e di collaborazione aperte a tantissime figure professionali.

Massimiliano Pegorini è una di queste figure che ha avuto l’opportunità di mettere in pratica la sua esperienza come attore, doppiatore e docente, nel film ‘Il talento del calabrone’ prodotto da Eagle Picture e distribuito da Prime Video.

In questo thriller un uomo a bordo di un'autobomba chiama in diretta Radio 105 e minaccia di suicidarsi mentre gira in auto per Milano. Nel corso della serata l'uomo, che le autorità scoprono essere un professore che ha perso la propria famiglia, prende il controllo della rete elettrica usando un virus informatico e chiede alla radio di versargli 1 milione di euro, da destinare all'ascoltatore che saprà identificare l'oggetto contenuto in una fotografia da lui diffusa tramite un account social chiamato "Il Calabrone". Nel frattempo, il Dj della radio e il tenente colonnello dei Carabinieri Rosa Amedei si contendono la gestione della trasmissione, unico canale di comunicazione con Carlo, che ha deciso di vendicarsi facendo saltare il palazzo che ospita la radio.

Pegorini si è calato nel ruolo di un componente del Nucleo di Carabinieri che si vedrà impegnato in una azione notturna nei pressi del Castello Sforzesco.

Gli abbiamo quindi chiesto di parlare di questa sua nuova esperienza di questo 2020.

- Come è arrivata l’opportunità di poter far parte del cast di questo film?

"L'opportunità è arrivata da una call dell'agenzia di Milano che mi propone come attore per spot pubblicitari e ruoli su parte per produzioni cinematografiche.

Non ero sicuro di partecipare perché il giorno del casting ero impegnato in altri lavori in scadenza e non ero in grado di poter raggiungere Milano fisicamente. Poi, parlando con una mia collega, mi son convinto a sentire l'agenzia per chiedere di poter fare il casting su parte attraverso un video.

L'agenzia ha accolto la richiesta ed ho mandato la mia parte recitata senza molte speranze... solitamente si prediligono candidati che si presentano al casting.

Invece, fortunatamente, la mia prova ha convinto il regista Giacomo Cimini e mi hanno ricontattato per assegnarmi il ruolo di capo squadra API per la scena nei pressi del Castello Sforzesco di Milano. Insomma, si vede che era destino..".

- Dal teatro al format di azione, come hai vissuto questo passaggio, cosa ne hai recepito?

"Il teatro è sempre stato una costante nei miei impegni lavorativi sia dal punto di vista della formazione che dal punto di vista attoriale. Vengo da diverse esperienze pubblicitarie che già mi avevano dato occasione di sperimentare e mettere in atto lo studio della recitazione cinematografica che è molto differente da quella teatrale. L'attore cinematografico deve, se non richiesto dal regista, asciugare la mimica, l'espressività del volto, perché deve essere tutto misurato. E' la macchina da presa che vede tutto quello che fai e non devi più raggiungere l'ultima fila di una platea teatrale".

- Di questo film, aldilà dell’idea molto originale ed avvincente su cui si basa, mi ha colpito per la scelta di dare un valore ed un’importanza centrale alla comicazione, alla parola, attraverso la sua semantica, l'emotività che trasmette e le azioni che poi determina. Da 'artigiano e cultore della parola' per professione cosa ne pensi?

Il talento del calabrone” è un film molto basato sulla parola più che sulle azioni fini a se stesse. Il regista ha spiegato anche che le scene di Castellitto, ad esempio, erano girate altrove e chi interagiva con lui poteva affidarsi solo alla sua voce che arrivava sul set registrata. Un lavoro enorme per chi deve sostenere il dialogo in questione perché devi analizzare tutto quello che viene detto e come viene detto senza avere davanti l'altro attore nella sua magistrale espressività. La parola tout court che la fa da padrona. Secondo me ha avuto una bella idea il regista perché in un mondo che è sempre più sfavorevole al dialogo, all'ascolto all'essere umano ed empatico verso il prossimo, Giacomo Cimini è andato controcorrente facendo ruotare un intero film sull'importanza della parola detta ed ascoltata in grado di sviluppare emozioni lasciando spazio all'immaginazione dell'ascoltatore senza stancare ma tenendoti incollato ad uno schermo in cui ruotano volti, luci soffuse musiche che enfatizzano situazioni drammatiche.



- In una redazione radiofonica non può mancare la musica, il linguaggio di comunicazione universale, che si rivelerà il 'file rouge' della storia. La musica, come la parola è parte integrante del tuo lavoro e della tua professione, quanto ti ha aiutato ad immedesimarti in questa avventura?

"Visto che ho citato la musica come parte fondamentale nelle scene del film posso dire che, senza dubbio, la scelta è stata azzeccata perché riesce a sottolineare i vari momenti cinematografici diventando anche attrice ricercata ed importante. Infatti una richiesta musicale di Castellitto viene sbagliata e rischia di far prendere una brutta piega all'evolversi della storia. Poi, la scelta di brani classici ben precisi, è una nota importante per la costruzione del personaggio di 'Carlo' interpretato da Sergio Castellitto il quale è un amante della musica classica ma di brani e di esecuzioni mirate. Un personaggio al limite del maniacale ma che, con i suoi suggerimenti, ci offre spunti per avvicinarci alla musica classica facendo passare come sottotesto che la musica classica non è da conoscere in maniera superficiale e dietro ogni diversa interpretazione di uno stesso brano si nasconde un mondo".

- Amazon e Netflix stanno investendo somme e risorse ingenti in questo genere di produzioni, in special modo serie televisive, che stanno dominando la scena dell’intrattenimento. Basti pensare che nel primo semestre del 2020 in pieno lockdown i numeri di Netflix ed Amazon Prime sono di fatto raddoppiati. Cosa ne pensi di questa ascesa?

"Purtroppo tanti film, a causa del lock-down non sono potuti uscire nelle sale cinematografiche. Le produzioni, naturalmente, si sono dovute adattare ai nuovi canali di comunicazione per veicolare prodotti pronti alla distribuzione in cui erano stati investiti lavoro, speranze e denaro.

Da quello che ho capito si spera sia un momento di transizione perché se si dovesse parlare solo di cultura online vuol dire che l'essere umano si sta abbandonando a traiettorie che vanno dritte alla deriva di un qualcosa di bello che si era creato e che stiamo cancellando con leggerezza. Non riesco ad immaginare un mondo senza teatri o sale cinematografiche chiusi o con telecamere al posto degli spettatori. Proprio no".

- Nella prima ondata della pandemia ci siamo dovuti adattare all’utilizzo della rete e dei suoi strumenti informatici per lavorare e studiare, situazione che stiamo, nostro malgrado, rivivendo in questi ultimi mesi del 2020. Da professore e da professionista cosa pensi che abbiamo perso e cosa abbiamo guadagnato da questa esperienza?

"Dall'esperienza del riconvertirci o reinventarci con progetti online penso sia stata un'esigenza ma, se stiamo attenti, dovremmo capire che non può diventare la realtà delle cose e del nostro essere società. A me piaceva incrociare sguardi emozionati in uscita da un teatro perché ci si emozionava assieme e quasi ci si contagiava guardando un balletto, ascoltando un concerto o vedendo uno spettacolo. Come non si può eliminare totalmente il sale da alcuni alimenti non possiamo pensare che si possa fare tutto e solamente online... si può fare ma il gusto è completamente diverso".

- Nei mesi in cui siamo stati reclusi in casa, ti sei dedicato con grande passione e dedizione a progetti per bambini attraverso video di storie postate sulla tua pagina Fb, tra i quali un cartone animato che spiegava ai più piccoli come difendersi dal Covid 19. Dall’esperienza avuta, dal fatto che comunque l’hai vissuta anche attraverso gli occhi di tua figlia e da quello che hai percepito, che strascichi lascerà questa esperienza nei più piccoli?

"Sicuramente i più piccoli sono una categoria fragile per questo periodo. Rischiano l'isolamento e di non riuscire a rapportarsi più con i coetanei e non solo. Quello che ho fatto per i bambini l'ho fatto con il cuore per raggiungerli e dire loro che non erano soli. Anche una piccola favola o un tutorial animato sono stati ancore di salvezza perché oltre a tenerli impegnati per qualche istante, offrivano spunti di riflessione per discutere con i genitori e parlare di emozioni, di rispetto e di speranza. Infine, non meno importante, si è offerta loro la possibilità di esser raggiunti da video culturali che non sempre sono gettonati nelle ricerche sui tablet con cui chiedono di stare in compagnia.

Il mio impegno continuerà sempre nei loro confronti anche coinvolgendo la mia bambina che manifestava entusiasmo nel collaborare attivamente alle storie che raccontavo. Ecco cosa lascerà ai più piccoli questo periodo... il ricordo di non esser rimasti soli e abbandonati a gestirsi il tempo".

- Da docente hai affrontato le problematiche dell’insegnamento in DAD con studenti delle superiori. Che esperienza è stata per te e per loro?

"Il discorso con i grandi è diverso naturalmente. Con loro sto proseguendo un percorso teatrale che, per vari motivi, si è trasformato in uno studio pratico del radiodramma. Lavoriamo con la voce e le sue potenzialità per offrire interventi culturali in rete in attesa di poter tornare a fare teatro dal vivo.

Comunque prima o poi dalla DAD bisogna fuggire".

- Per chi fa 'dell’arte e dell’ingegno' la sua professione, è stata dura, e lo è tutt'ora 'sbarcare il lunario'. Perchè secondo te tutelare il mondo dello spettacolo e della cultura in generale, è sempre un problema anche in una situazione cosi tragica?

"Sicuramente per la maggior parte dei politici è difficili comprendere il mondo artistico e le sue innumerevoli sfaccettature... colgono solo quando li facciamo divertire. Naturalmente siamo una cura palliativa per superare momenti difficili in cui serve leggerezza e nulla più. Alle cose serie ci sono altri rimedi... ecco perché oltre a non essere sostenuti non siamo nemmeno tutelati. In pratica se non c'è da divertirsi non esistiamo: perché dovrebbero tutelare noi quando semplicemente dovremmo essere noi a ringraziare di poter stare a corte per un po'? Peccato che l'artista non sia solo un giullare. Il giusto riconoscimento del ruolo della cultura come parte integrante ed elemento trainante di una nazione è un problema molto vasto e difficile da chiudere in poche righe visto che sono vari decenni che il livello qualitativo si è abbassato. Lo spartiacque lo si identifica nella nascita di reti con programmi che hanno sempre offerto intrattenimento fine a se stesso a discapito di programmi con contenuti qualitativi meno accattivanti dal punto di vista 'markettaro'."

  • Nonostante questo, per fortuna, sei un professionista che ama il suo lavoro e cerca di sperimentare e trovare nuovi sbocchi e lo testimonia questa tua esperienza in un momento dosi' complicato. Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

    "Per quanto riguarda i miei progetti futuri posso dire che continuerò a lavorare con i voiceover da home studio in attesa che riaprano le sale di doppiaggio; nell'immediato seguirò l'amico Marco ghizzoni per le presentazioni del suo nuovo libro di racconti (edito da Oligoeditore) per il quale ho appena terminato il lavoro di sound design per la voce narrante".

-Gazzaniga Daniele-

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