Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 07.01

L'immigrazione non è un tabù | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
L'immigrazione non è un tabù | Alessandro Lucia

Lo sappiamo tutti, l’Italia non è paese per giovani. Ce lo ricorda l’ultima riforma della scuola con i suoi tagli indiscriminati. Ce lo ricorda l’Istat quando ci conferma che la disoccupazione tra i 15-24 anni di età ha raggiunto il 31%. E ce lo ricorda, in forma più concreta, il recente studio della Sip, Società italiana di pediatria, secondo il quale negli ultimi 138 anni la natalità nel nostro paese è scesa del 74,25%. Questo dato, allarmante o no, è chiaro: l’Italia va inesorabilmente verso la famigerata “crescita zero”. Accanto a questa ricerca si deve sviluppare una riflessione quanto mai importante, e cioè quella della cittadinanza agli stranieri. Mentre Grillo con la sua deriva populista cerca di attrarre simpatie a destra, denunciando il “non senso” dello Ius soli, cioè del diritto di cittadinanza a chi nasce sul suolo italiano, noi ci troviamo di fronte a una problematica che sta diventando di straordinaria urgenza.

Da una parte la campagna “L’Italia sono anch’io”, che appunto promuove un’iniziativa di legge popolare perché al bambino nato in Italia, pur se da genitori stranieri, venga riconosciuta la cittadinanza italiana, dall’altra una serie di cieche opposizioni proto-nazionaliste che assumono sempre più i contorni di una battaglia per la razza pura, leghista o neofascista che sia, che cerca la sua giustificazione nella paura e nell’ingenuità della gente che ormai è portata a credere che extracomunitario sia quasi un sinonimo di criminale, che lo straniero venga in Italia perché al suo paese non ha di meglio da fare, che ci ruba il lavoro eccetera eccetere.

Lasciamo perdere chi afferma certe fesserie e cerchiamo di affrontare la questione da un punto di vista razionale.

In un mondo sempre più globale, nel bene e nel male, pretendere di mantenere un’identità “pura” (ma poi, cosa vuol dire?), attestandosi su radici spesso create ad hoc per giustificare questa presunta purezza è segno di un’arretratezza culturale che si rifletterà inevitabilmente in un’arretratezza sociale ed economica. Perché l’extracomunitario che arriva in Italia dev’essere una risorsa, non una minaccia. E soprattutto, l’extracomunitario che non possiede i documenti e i diritti necessari per lavorare onestamente sarà costretto a riciclarsi “al nero”, magari nei locali di Milano, come ci suggerisce il blitz della Guardia di Finanza di ieri, quando non schiavizzato nei campi di pomodori da imprenditori mafiosi. Gli episodi di Rosarno sono solo un esempio.

Le filippiche sugli stranieri criminali che devono tornare al proprio paese sono una bella boiata di chi non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà.

Non si può ignorare che l’immigrazione è un dato di fatto da cui si deve (e si può) trarre vantaggio, non un fastidio da sopprimere. Complicare il processo di integrazione, attraverso mostruosità come il “reato di clandestinità” o scellerate “tasse di soggiorno” rischia di impantanare l’Italia. Lasciamoci una volta per tutte alle spalle stupidi pregiudizi ideologici, che servono solo a far finta di non vedere la realtà.  Perché se è vero che in termini di popolazione non cresciamo più, e che comunque l’aspettativa di vita si è alzata, arriveremo prima o poi a un punto in cui il numero degli anziani sarà talmente elevato che i giovani non potranno più essere in grado di sostenerlo, e il collasso non sarà un’ipotesi remota. L’immigrazione diventerà quindi, se non lo è già, una delle pochissime fonti di crescita della popolazione che potrà colmare quel vuoto generazionale. Invece di aumentare l’età pensionabile, diamo lavoro a tutti quelli che vogliono lavorare: giovani italiani e extracomunitari. Per farlo ci vogliono provvedimenti semplici: ridurre al minimo i contratti di lavoro abolendo il lavoro precario;  snellire le pratiche per avere la cittadinanza agli stranieri che già vivono qui da anni e dare il diritto di cittadinanza a quelli che nascono nel nostro paese.

Il lavoro e la cittadinanza sono diritti a cui un paese civile, come vogliamo che l’Italia sia, non può rinunciare, perché non esistono persone di serie A e persone di serie B.

Alessandro Lucia

 

Firma la petizione "L'Italia sono anch'io" a favore dell'iniziativa di legge popolare per il diritto alla cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia: http://www.litaliasonoanchio.it/index.php?id=567

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