Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 19.20

Sempre più profughi climatici sulla frontiera del riscaldamento globale

I dati rivelano gli impatti dell'emergenza climatica sugli sfollati. UNHCR: aspettare il disastro non è un'opzione

| Scritto da Redazione
Sempre più profughi climatici sulla frontiera del riscaldamento globale

Il nuovo rapporto ”Displaced on the frontlines of the climate emergency” dell’United Nations of High Commissioner for Refugees (UNHCR), mettendo insieme tutti i dati disponibili, dimostra come l’emergenza climatica stia convergendo con altre minacce e stia portando a nuovi sfollati e aumentare la vulnerabilità di coloro che sono già costretti a fuggire.

L’UNHCR sottolinea che «Gli impatti del nostro cambiamento climatico si fanno sentire in tutto il mondo, ma i Paesi già alle prese con conflitti, povertà e alti livelli di sfollamento stanno affrontando alcuni degli effetti più gravi. Dall’Afghanistan all’America centrale, siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi stanno colpendo i meno attrezzati a riprendersi e adattarsi».

Il rapporto denuncia che il riscaldamento globale sta aggravando i rischi per le persone che già convivono con conflitti e instabilità, determinando ulteriori sfollamenti, diminuendo spesso le possibilità dei profughi di fare  ritorno nelle loro case».

L’Agenzia Onu per i rifugiati ricorda che «I disastri legati al cambiamento climatico possono peggiorare la povertà, l’insicurezza alimentare e l’accesso alle risorse naturali in modi che possono alimentare instabilità e violenza». Il documento fa l’esempio dell’Afghanistan, dove «La siccità e le inondazioni ricorrenti combinate con decenni di conflitti e sfollamenti, quest’anno hanno lasciato milioni di persone vulnerabili alla fame».

Un’altra situazione dove catastrofi naturali e guerra si sovrappongono e è quella del Mozambico, dove un ciclone dopo l’altro ha colpito la regione centro-settentrionale del Paese in concomitanza con l’aumento della violenza settaria islamista e i disordini a nord che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire m verso città già in ginocchio per le conseguenze di disastrose alluvioni-

L’UNHCR ricorda che «Molti dei Paesi più esposti agli impatti dei cambiamenti climatici ospitano già un gran numero di rifugiati e sfollati interni. In Bangladesh, più di 870.000 rifugiati Rohingya fuggiti dalla violenza in Myanmar sono ora esposti a cicloni e inondazioni sempre più frequenti e intensi».

L’UNHCR dice che «Aspettare il disastro non è un’opzione» e sta lavorando per ridurre i rischi che gli eventi meteorologici estremi comportano per i rifugiati e gli sfollati interni: «In Bangladesh, ad esempio, stiamo lavorando con partner per piantare alberi a crescita rapida in parti dei campi profughi che sono soggette a smottamenti durante le tempeste monsoniche e distribuendo fonti di energia alternative alla legna da ardere per cucinare».

Mentre circa 40 Ppaesi partecipano al Leaders Summit on Climate ospitato dal presidente Usa Joe Biden, l’UNHCR chiede a tutti gli Stati di intensificare la loro azione per combattere il cambiamento climatico e fornire protezione e assistenza alle persone sfollate a causa dei suoi effetti .

Già all’inizio dell’anno, l’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, aveva avvertito il leader   dei Paesi sviluppati ed emergenti: «Dobbiamo investire ora nella preparazione per mitigare le future esigenze di protezione e prevenire ulteriori sfollamenti causati dal clima. Aspettare il disastro non è un’opzione».

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