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Il rendiconto passa, ma il governo non ha più la maggioranza | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Il rendiconto passa, ma il governo non ha più la maggioranza | Alessandro Lucia

 

Oggi, 8 novembre 2011, dalle ore 15.30 si sono consumati gli ultimi attidella maggioranza Berlusconi. La votazione alla Camera dei deputati sul rendiconto di bilancio 2010 ha, come previsto, reso noto quello che negli ultimi due giorni era un po’ il segreto di Pulcinella: la maggioranza non c’è più, l’esperienza politica di Silvio Berlusconi è giunta al termine.

Prima, le dichiarazioni di voto: da una parte gli ultimi fedelissimi del Pdl e della Lega, dall’altra le opposizioni e i “traditori”, per usare il solito linguaggio becero del premier. D’altronde lo sappiamo fin troppo bene, e abbiamo imparato a conoscerlo in questi 17 anni, il nostro beneamato è un abilissimo comunicatore, e sa bene quale sia il linguaggio più adatto da usare nei momenti critici.

In un primo momento circolavano voci sul fatto che i radicali avrebbero votato a favore, l’Italia dei Valori contro, e le altre opposizioni si sarebbero astenute. Alla fine l’opposizione, compatta, era presente in Aula, ma non ha votato,  abbassando il quorum e permettendo l’approvazione del rendiconto.

Su 309 votanti, 308 sì, un astenuto. La Camera approva, ma certifica allo stesso tempo che il governo non è più in grado di governare perché, ricordiamo, la maggioranza assoluta alla Camera è di 316 deputati. Ne mancano quindi 8.

Le parole di Bersani. Subito dopo il voto ha preso la parola Pierluigi Bersani “Sappiamo che l'Italia corre il rischio reale nei prossimi giorni di non avere accesso ai mercati finanziari, sappiamo bene che abbiamo un problema di credibilità di questo governo.” Il leader PD si appella direttamente a Berlusconi “le chiedo di prendere atto della situazione, che rassegni le dimissioni, che affidi al presidente della Repubblica la ricerca di una soluzione lanciando infine una dichiarazione d’intenti per quanto riguarda il suo partito “noi faremo la nostra parte per il Paese e, se lei non lo facesse, le opposizioni considererebbero iniziative ulteriori. Così non possiamo andare avanti: non si può ignorare questo voto”

Ora non restano che due possibilità: o il presidente del consiglio rimette il suo mandato a Napolitano, oppure dovrà attendere che una mozione di sfiducia decreti la sua fine una volta per tutte. Mozione che, immagino, sarà presentata solo nel caso il premier, in un ennesimo delirio di onnipotenza, decidesse di proseguire come se nulla fosse successo.

 

Alessandro Lucia

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