Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 16.39

Alla fine si è dimesso davvero | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Alla fine si è dimesso davvero | Alessandro Lucia

Ieri alle 21.40 circa è arrivata la notizia ufficiale, dalle agenzie ai siti, alle televisioni di quasi tutto il mondo, Silvio Berlusconi ha definitivamente rassegnato le dimissioni da presidente del consiglio, dopo una giornata di apparente indecisione. Dopo l’approvazione anche alla Camera della legge di stabilità, in cui il PD non ha partecipato al voto, si sono sparse diverse voci sulle sorti del prossimo governo, ormai senza dubbio affidato al neosenatore a vita Mario Monti. La Lega Nord, prima ha assicurato che non si sarebbero incrinati i rapporti con il Pdl, poi Maroni stesso ha ammesso che non avrebbero appoggiato Monti, tornando così all’opposizione. L’Idv, che nei giorni scorsi si è abbandonata al populismo del “non è un governo scelto dal popolo” (come d’altronde la Lega), dimenticando che il popolo elegge il Parlamento, da cui in seguito è il Presidente della Repubblica a nominare il governo, ha virato su un posizioni più moderate: Monti sì, ma a tempo limitato. Nel Pdl invece sta accadendo di tutto. Frattini che dà dei fascisti agli ex An, rei di aver sgretolato il partito, La Russa che con proverbiale simpatia lo apostrofa come comunista. E’ rincuorante notare perlomeno che fascista è tornato ad essere un insulto.

Ma il clou della serata è sempre lui, Berlusconi, che nel colloquio con Monti avrebbe imposto Gianni Letta come vice-premier, pena l’appoggio del Pdl al nuovo governo. Sembra comunque che il neosenatore abbia rigettato questa proposta, preferendo (sono voci, per ora) un governo di tecnici, e non di politici. La circolazione di queste voci, poi, ha fatto scattare la reazione del dimissionario, che sarebbe uscito con la frase “Io li faccio cadere quando voglio”. Meno male che si dimetteva per senso di responsabilità, come diceva qualcuno!

Poi, alle 21 si presenta all’appuntamento a Palazzo Chigi, che per la verità era fissato per mezz’ora prima, sotto i cori della folla. Buffone, ladro, dimettiti, in galera. E anche qualche lancio di monetine di craxiana memoria. Tanti anche i cartelli, su tutti uno che recitava “Oggi è il 25 aprile”. Tutta questa partecipazione, questa festa che può sembrare per certi versi di cattivo gusto, è invece segno di come la popolazione civile ha potuto finalmente sfogare quelle insofferenze maturate in questi anni, di un regime (non si fa fatica a definirlo così), che ha allontanato la politica da ogni logica democratica, e l’ha fondata invece sugli interessi  di una sola persona. La quale ha potuto garantirsi prima di tutto la fedeltà dei suoi “compagni”, grazie a una rete di favori, privilegi, che ricordano molto da vicino una Versailles il cui Luigi XIV non è un aristocratico ma un losco imprenditore milanese dal torbido passato. Per maggiori informazioni controllare a chi è intestata la tessera 1816 della P2.

Le dimissioni di Berlusconi, in definitiva, chiudono l’esperienza della cosiddetta seconda Repubblica, un periodo politico squallido, nato dall’affossamento di quello che avrebbe dovuto essere il vero rinnovamento morale e politico per l’Italia, e cioè Tangentopoli. Si chiude quest’esperienza, che ha avuto un solo grande protagonista, nel male più che nel bene, e si apre una nuova era in cui, si spera, saremo protagonisti di un rinnovamento totale. Un rinnovamento necessario, perché Berlusconi è finito, ma il berlusconismo, quell’atteggiamento culturale malato e becero che condiziona la nostra vita è ancora presente. E’ compito nostro estirparlo attraverso una rivoluzione culturale, delle idee, del linguaggio, del rapporto con gli altri. Partendo dalla politica, ovviamente.

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