Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 10.13

L'occupazione dei giovani è la priorità assoluta | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
L'occupazione dei giovani è la priorità assoluta | Alessandro Lucia

Rilancio dell’economia, crescita, liberalizzazioni sono le parole chiave del nuovo governo.

Ma i nostri “tecnici” dovranno ricordarsi che non si può pretendere di rilanciare l’economia senza pensare di rimettere al centro delle questioni il lavoro in special modo l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, e quindi la questione dell’occupazione.

Per anni ci hanno fatto credere che la flessibilità era l’unica soluzione possibile perché “se vuoi lavorare devi fare un po’ di sacrifici”. Questo non lo si mette in dubbio. Ma d’altra parte non è neanche giusto che a un giovane si neghi il diritto di fare progetti, di poter vivere da solo, di metter su famiglia perché l’insicurezza del lavoro precario non glielo permette.

Perché non incentivare allora quelle tipologie di contratto che favoriscono il lavoro stabile? L’insicurezza economica di centinaia di migliaia di giovani è un fardello che si porta dietro l’intera società. E i dati sono chiari: più dell’80% dei nuovi assunti è assunto con contratto precario, e la percentuale di disoccupazione giovanile ha ormai superato il 30%. La popolazione sotto i 30 anni che lavora o tenta di farlo, naviga in un limbo di incertezza e, appunto, di precarietà, e gli è negata qualsiasi aspirazione di autonomia economica. Ed è una conseguenza logica che questa mancanza di autonomia vada a pesare sul bilancio familiare, con le famiglie che devono, ancora di più, fare dei sacrifici.

E’ una situazione inaccettabile. Noi non ci stiamo.

La prospettiva di crescita non può escludere questa o quella parte della società, e anzi non può non prendere in considerazione il tema dell’equità. Perché questo sia fatto, bisogna che la “sfera della politica” si rimetta in discussione, aprendosi in un dialogo senza pregiudizi con la “sfera della società civile”. Insomma vanno integrati alla politica vera e propria l’associazionismo e l’azione sindacale, quest’ultima spesso trascurata dal governo precedente e relegata a mero ostacolo, quasi un fastidio.

Ma è impensabile che un paese possa andare avanti con il monopolio del politico a scapito del sociale. Per questo è fondamentale il ruolo del sindacato, in particolar modo della CGIL che non ha mai accettato i soprusi che il mercato voleva, perché i diritti dei lavoratori (e degli studenti) non sono una merce. Si pensi soltanto alla questione Fiat, o alla “riforma” della scuola.

Ora c’è un governo definito tecnico, e ad esso va riconosciuta una serietà e un’apertura al dialogo che in passato non si era quasi mai vista, nonostante le evidenti divergenze di vedute. Accanto a questa ritrovata serietà dell’esecutivo, la rinnovata unità dei sindacati è un segnale molto positivo, un punto di partenza ottimale per il tortuoso sentiero di uscita dalla crisi. Questi due fattori sono una nota importantissima, perché contribuiscono a una dialettica tra politica e parti sociali finalmente responsabile e indirizzata verso la crescita del paese e non, come abbiamo assistito in passato, alla difesa di corporazioni, interessi personali e sistemi clientelari.

Già Francesco Guicciardini, nel sedicesimo secolo, scriveva che è nello spirito naturale dell'italiano curare il suo "particulare" cioè il proprio tornaconto personale. Non sembra che in generale le cose siano cambiate granché, e questo volgere lo sguardo solo al proprio tornaconto, questo egoismo radicato nel profondo della mentalità italiana, impedisce di guardare al futuro della comunità intera. Ma chi rappresenta il futuro della comunità, se non le nuove generazioni?

In più, l'innalzamento dell'età pensionabile è una follia, che va irrimediabilmente a favore dei soliti noti. Come si può pensare che far lavorare più anni sia la soluzione? Pensiamo invece a come far lavorare tutti! Due anni in più per un pensionante sono due anni di lavoro in meno per un ragazzo. E in questi due anni deve pur essere mantenuto in qualche modo, e via con altri carichi alle famiglie!

Vogliamo vederci garantita la possibilità di gestire il nostro futuro con una certa autonomia. Ma per questo abbiamo bisogno di una maggiore regolamentazione del mercato del lavoro, non di incertezza. Abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali e reddito minimo. Abbiamo bisogno di migliorare l’acquisizione di competenze e facilitare l’accesso all’attività, altrimenti le prospettive di lavoro saranno sempre di più quelle del precariato perenne, di conseguenza noi giovani ci troveremo senza speranza, e quindi senza futuro.

Ma se i giovani non hanno futuro,  non ha futuro l’intera società, e a questo i nostri governanti dovrebbero prestare molta attenzione.

 

Alessandro Lucia

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