Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 15.51

Un'Unione da costruire | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Un'Unione da costruire | Alessandro Lucia

Ma questa alta velocità si farà o no? Presumibilmente sì, poiché non si registrano opposizioni “istituzionali” abbastanza forti da poter permettere un ripensamento. A dire il vero, non vediamo voci contrarie al di fuori di quella che è chiamata la “sinistra estrema” o gli ambientalisti. Cosa piuttosto strana – e tutta italiana peraltro – perché proprio ieri il governo portoghese, guidato da  Pedro Passos Coelho, ha sancito la definitiva rinuncia a completare il cosiddetto “Corridoio 5”, che avrebbe dovuto collegare Lisbona alla Spagna, e che rientrava nel mastodontico progetto di una rete ferroviaria trasversale che dovrebbe arrivare fino a Kiev. Il governo, ho omesso di dirlo, è di centro-destra, quindi le motivazioni che leggiamo nei media italiani che riducono l’antagonismo “No Tav” a schieramenti di “estremisti” di sinistra risultano alquanto deboli.

Anche il nostro presidente del consiglio Mario Monti, rappresenta inequivocabilmente un’area liberale di  centro-destra. Però ha, da parte sua, sostenuto dall’inizio del suo mandato di governo il progetto Tav. Sono diverse le motivazioni addotte a favore dell’alta velocità, tra queste il fatto che servirebbe a snellire drasticamente il traffico di merci nelle autostrade, migliorando così la circolazione delle automobili e, soprattutto, la velocità del trasporto tra i paesi dell’Unione Europea; un’altra argomentazione, di frequente fatta propria da Monti stesso, è la seguente: “E’ impensabile fermare la costruzione del Tav perché è un progetto europeo per cui sono già stati stanziati i fondi”.

Il nocciolo della questione è proprio qui. Quest’ultimo argomento si basa sul fatto che secondo alcuni ciò che decide l’Europa è legge insindacabile. Ma non è ancora così, e l’esperienza portoghese lo dimostra. Sarebbe così se e solo se l’Unione Europea avesse il diritto di farlo, ma questo può essere solo se si attua una svolta della struttura politica dell’UE, cioè se ci fosse un governo europeo dotato di effettivo potere esecutivo a cui – consapevolmente – i governi degli stati membri hanno ceduto parte della propria sovranità decisionale. Ma pur essendo questa una prospettiva, a mio modesto parere, auspicabile essa non è ancora in atto. Non c’è, e questo è chiaro, un potere centrale europeo democraticamente eletto, che possa prendere decisioni che influenzano la politica dei singoli stati. E’ il principale problema dell’UE da cui poi derivano tutte le discussioni, dibattiti, scontri, incomprensioni che rallentano le possibilità di crescita e la volontà di creare un organismo inter-nazionale in grado di competere con gli U.S.A., o comunque di non rimanere l’ultima ruota del carro.

Si risolverebbero molti problemi, o meglio, si potrebbero prevenire. Si promuoverebbe un atteggiamento seriamente democratico fondato sulla dialettica cittadino-rappresentante, anche se certo complicherebbe e “appesantirebbe” le dinamiche di comunicazione tra livello locale ed europeo. Ma almeno si darebbe un’opportunità più concreta ai cittadini europei di partecipare e esprimersi su questioni che, la Tav ad esempio, provocano questi sanguinosi dibattiti. E in alcuni casi di risolvere preventivamente problemi che altrimenti si trascinerebbero per troppo tempo.

Alessandro Lucia

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