Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 00.31

Diritti femminili in Turchia, quale futuro per le donne in quel Paese?

Dopo il fallimento del golpe in Turchia e la reazione di Erdogan, è legittimo esprimere preoccupazione, non solo sul futuro della democrazia in generale, ma soprattutto sui diritti femminili e sulle condizioni delle donne turche.

| Scritto da Redazione
Diritti femminili in Turchia, quale futuro per le donne in quel Paese?

Sono decenni che la Turchia tenta di entrare nell’Unione Europea, ed in molti hanno sottolineato con entusiasmo questa eventualità, evidenziando come questo Paese fosse ormai divenuto democratico e occidentalizzato, ma la realtà sembra essere molto diversa.

Dopo il tentato golpe di qualche giorno fa, Recep Tayyip Erdogan ha fatto arrestare oltre 10mila persone, tra soldati, politici, magistrati, giornalisti e tutti i suoi oppositori, senza calcolare quanti ne sono stati uccisi.

Ma il Paese ottomano si è reso in passato anche protagonista di una politica che di democratico ha ben poco, e che ricorda molto la sharia islamica.

I diritti femminili in Turchia sono ancora per nulla considerati.

In un Paese dove i diritti femminili sono continuamente calpestati e le donne sono relegate ai margini della società, vi è non poca preoccupazione circa quelli che potrebbero essere gli scenari futuri di questo Paese.

In una nazione in cui Erdogan stabilisce che le donne non possono svolgere lo stesso lavoro dell’uomo (ebbe a dire: Non esiste l’uguaglianza tra uomini e donne, piuttosto si può parlare di equivalenza), in cui viene indicato il numero di figli che ogni famiglia deve avere e, soprattutto, in cui beceri reati, quali l’abuso su ragazze minorenni, sono puniti in modo saltuario e tutt’altro che commisurato alla gravità del fatto, di europeo e democratico sembra esserci davvero molto poco.

L’idea, secondo cui Erdogan stia rendendo la Turchia un Paese in cui vige la più ferrea legge islamica, è tutt’altro che surreale, ed il ruolo delle donne desta preoccupazione, anche in considerazione del fatto che coloro che non si dichiarano islamiche godono oggi di una libertà solo apparente e sono spesso prevaricate dalle islamiche nel mondo del lavoro.

Una volta c’erano le femministe a difendere i diritti femminili.

Ciò che si può spiacevolmente notare è che le femministe occidentali, sempre pronte a schierarsi dalla parte delle donne per ragioni ben più futili, sembrano essere poco toccate dal fatto che in un Paese che vuole essere europeo, delle donne siano discriminate per ragioni religiose e, soprattutto, sembrino essere proiettate ad un ruolo di margine in una società fortemente maschilista.

Chi difenderà, dunque, i diritti femminili in un Paese in cui si sta diffondendo un Islam tutt’altro che moderato? In un Paese che nei giorni successivi agli attentati di Parigi di novembre 2015, nella partita di calcio Turchia-Grecia, disputata appunto nel Paese ottomano, il minuto di silenzio dedicato alle vittime innocenti dei vili attentati islamisti fu ricoperto di sonori fischi, oltraggiati con il coro Allah akbar?

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