Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 06.45

Il consigliere e il dolcetto della discordia

La propaganda sulla pelle dei bambini è inaccettabile

| Scritto da Redazione
Il consigliere e il dolcetto della discordia

Nei giorni scorsi ha fatto molto scalpore l’annuncio fatto da Luca De Marchi, consigliere comunale a Mantova in quota Fratelli d’Italia ma transitato, in passato, per altre formazioni di destra (Casapound compresa). Approfittando della presenza del luna park nei pressi di Palazzo Te, il De Marchi ha dichiarato di voler acquistare, con i soldi del gettone di presenza, frittelle e biglietti dell’autoscontro per regalarli ai bambini italiani. Ovviamente si è scatenato il putiferio, persino Giorgia Meloni si è dissociata, al punto che il consigliere comunale ha fatto dietro front su quella che lui stesso ha definito “Provocazione politica”, ma che è sembrata più che altro una mossa finalizzata alla ricerca di visibilità, mentre da società civile e sindacati è stata annunciata una iniziativa di risposta alla “frittella razzista”.

A parte i dubbi sulle modalità con le quali si può mettere in atto una tale iniziativa su suolo pubblico (sulla base del colore della pelle? è necessario portare un documento per attestare la nazionalità?), alcune riflessioni sono d’obbligo.

Sento spesso far riferimento al “comportamento da buon padre di famiglia” per giustificare atti discutibili, spesso discriminatori. E’ una espressione usata frequentemente da Salvini, e pronunciata, nelle interviste pubblicate sulla stampa, anche da De Marchi a premessa di un “prima gli italiani”. Sinceramente, un padre che ha davanti il proprio bambino e i suoi amichetti non ce lo vedo proprio a dare una fetta di torta a tutti tranne ai bimbi stranieri… ma se le mie nozioni di diritto non sono troppo arrugginite, la “diligenza del buon padre di famiglia” è un concetto di diritto privato che si applica, in sostanza, alle modalità con cui si adempie ad alcune obbligazioni contrattuali. Un amministratore o un politico eletto, nell’esercizio delle loro funzioni, “adempiono ad un contratto”? Nel fare ciò possono attuare forme di discriminazione fra cittadini, andando a colpire i più deboli fra tutti? Non penso proprio… o meglio, ciò andrebbe contro i valori fondanti della nostra società.

La vicenda delle frittelle potrebbe sembrare marginale, ma non lo è. Il De Marchi, in fondo, poteva fare una festa privata, invitare da privato cittadino chi voleva ed offrire quello che voleva, ma la sua “iniziativa” era stata programmata in qualità di componente di un consiglio comunale e in un luogo pubblico, col preciso intento di fare una classifica fra bambini di serie A e di serie B e motivandola come "atto riparatorio" nei confronti dei bambini italiani che, a suo dire, hanno meno agevolazioni rispetto agli stranieri..

E’ esattamente lo stesso schema applicato a Lodi, dove, ai genitori dei bambini stranieri che intendevano usufruire di servizi come scuolabus e mensa scolastica, l’Amministrazione aveva chiesto documenti di difficile, se non impossibile, reperimento, ghettizzando di fatto i bambini più svantaggiati. Vicenda analoga si era verificata in Veneto, dove, per il rilascio dei buoni libro, alle famiglie con bambini extracomunitari veniva stata richiesta documentazione aggiuntiva rispetto all’ISEE chiesto agli italiani.

E’ ora di porre fine a questo accanimento contro i più deboli, i cittadini del futuro che sono già ora anello di congiunzione fra i loro genitori e la comunità ospitante, e che saranno sempre più elemento che favorisce l’integrazione fra comunità. E, soprattutto, nessuno dovrebbe utilizzare i bambini, causare loro sofferenze e disagio, per offrire un facile nemico ai cittadini e guadagnare consenso e voti.

O forse è proprio l’integrazione a fare paura?

Barbara Gamba

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