Sabato, 27 aprile 2024 - ore 11.04

Matilde e l'architetto

I conflitti fra tutela del suolo e interessi privati: la storia del sindaco di Lauriano Matilde Casa, nel libro scritto con Paolo Pileri

| Scritto da Redazione
Matilde e l'architetto

Matilde è sindaco di un piccolo comune piemontese: Lauriano (TO), 1500 abitanti o giù di lì.

Matilde è agronomo, si occupa di agricoltura, conosce il valore della terra, e con valore non intendo il prezzo al mq di suolo agricolo, quello del suolo edificabile, o quanto si può ricavare da un ettaro seminato a mais. Sto parlando di Valore con la V maiuscola: il ruolo del suolo all’interno di un ecosistema, la sua importanza per la vita. Non solo quella degli uomini, intendiamoci, anche per quella degli altri esseri viventi, lombrichi compresi (che poi, ad essere sinceri, un ruolo nella catena alimentare dell’uomo ce l’hanno). E il Comune che amministra ha parte del suo territorio a rischio di dissesto idrogeologico. Lo dicono le mappe della regione, mica qualche ambientalista rompiscatole.

Da persona sensibile alle tematiche connesse con il consumo di suolo, con la sua giunta tutta al femminile decide di riconvertire ad uso agricolo parte delle aree indicate come edificabili dal PGT, e comincia da una zona inserita fra le aree a rischio.

E qui per lei (e non solo per lei) iniziano i problemi.

Il proprietario delle aree, che da tempo voleva utilizzarle per realizzare una quarantina di villette, denuncia lei, il segretario comunale e il tecnico comunale. Cosa piuttosto insolita, a dire il vero, anche perché queste figure non hanno responsabilità diretta nell’atto amministrativo con il quale si procede allo stralcio dell’area in oggetto. Con l’evolversi della vicenda diventa chiaro che lo scopo è dimostrare che il personale dell’Amministrazione Comunale è asservito al volere di una sindaca-despota.

Matilde viene rinviata a processo. Conosce l’ostilità dei media, che la ritengono colpevole di aver impedito ad un privato e stimato cittadino di fare business applicando il suo diritto a costruire “40 belle villette”. Scopre la falsità delle persone e si ritrova, paradossalmente, a dover invertire l’onere della prova; è lei a dover dimostrare di non aver mai rilasciato alcun permesso di costruire, o autorizzazione di qualsiasi tipo, all’uomo che l’ha denunciata, mentre lui dichiara di essere in possesso di tali autorizzazioni senza mai presentarle. Incassa la solidarietà silenziosa di altri amministratori, che sono con lei ma non osano esporsi pubblicamente (essere solidali con una indagata non è accettato dall’opinione pubblica).

Poi le cose cominciano a cambiare, perché i media, anche di livello nazionale, cominciano ad interessarsi al caso.

Dovendo nominare una consulente di parte, sceglie un tecnico estraneo alla sua amministrazione ma che, avendo collaborato in precedenza con la parte politica avversa, conosce bene il territorio del Comune: questa scelta si rivela fondamentale ai fini del processo perché l’urbanista riesce a tradurre gli aspetti tecnici anche ad uso e consumo dei profani, e, soprattutto, dei giudici. Ma la Sindaca scopre anche che, in certi casi, non è opportuno dire “faccio questo perché ci credo, rivendico la mia scelta politica”, ma è molto meglio tenere per se certe considerazioni e basarsi solo sull’aspetto puramente tecnico, in questo caso le mappe del rischio.

Potrebbe sembrare la trama per una fiction al femminile (i protagonisti sono in larga maggioranza donne), ma così non è.

Matilde Casa sotto processo ci è finita sul serio, ma alla fine è stata assolta. La domanda però nasce spontanea: se fosse stata approvata la nuova normativa sul consumo di suolo, bloccata da anni in parlamento e oggetto di critiche ferocissime da parte di ambientalisti, accademici e tecnici che si occupano di queste tematiche, sarebbe finita bene? Forse no, perché, districandosi fra articoli e commi, sembra che le previsioni di consumo di suolo introdotte nei PGT non possano essere cancellate nel caso si rivelassero inutili, ma solo spostate.

La storia di Matilde è raccontata in un libro scritto a quattro mani con Paolo Pileri, professore al Politecnico di Milano e uno dei massimi studiosi del fenomeno del consumo di suolo. Si intitola “Il suolo sopra tutto”, edizioni Altreconomia, ed ha la prefazione scritta da Luca Mercalli.

Nel libro non ci si limita a raccontare la storia di Matilde, viene analizzata normativa sul consumo di suolo “giacente” in parlamento, unitamente alle fantasiose declinazioni a livello locale della vigente normativa urbanistica, evidenziando come il linguaggio tecnico sia stato via via modificato e plasmato per tentare di giustificare ambiti di trasformazione che invece avrebbero poca ragion d’essere. Va invece recuperato il senso delle parole, e non usare le definizioni da normativa per forzare la natura: un prato rimane un prato indipendentemente che questo sia stato inserito in precedenza fra le aree edificabili, non cessa di essere suolo agricolo perché forse qualcuno in futuro potrà costruirci una villetta o un centro commerciale. Si pone anche attenzione sulla necessità che chi deve gestire la “cosa pubblica” possa ricevere una formazione adeguata (sarebbe forse il caso di ripristinare le scuole di politica), instaurando anche una collaborazione fra politici/amministratori e mondo della ricerca, affinché gli amministratori non vengano lasciati soli, e senza adeguati trasferimenti dallo Stato, davanti ai portatori di interesse.

Bisogna però fare in modo che la pianificazione territoriale non sia in capo al singolo Comune, ma che essa venga gestita su aree di estensione maggiore, perché mai come ora si devono coordinare gli interventi per evitare di realizzare costruzioni inutili quando a pochi chilometri, o addirittura nello stesso comune, sono disponibili aree già sottratte fisicamente alla destinazione agricola.

- Barbara Gamba -

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